Rosi Bindi, che mira!


Rosy-Bindi Non intendo, ovviamente, entrare nell’argomento che riguarda Badolato e Gerardo Mannello, e resto in attesa degli sviluppi giudiziari del caso.

 Mi chiedo, e non solo il solo, di che ci stia a fare al mondo una commissione antimafia con presidente Rosi Bindi, se non sapeva niente di una bazzecola del genere.

 Attenzione, siamo al rinvio a giudizio, quindi a una fase avanzata di un iter di indagini iniziato non il lunedì dopo le amministrative, ma molto tempo fa. Siamo in presenza di pratica avviata da un pezzo.

 Attenzione, è rinvio a giudizio non per divieto di sosta, ma per “estorsione aggravata da modalità mafiose”: e non so se è chiaro. In poche parole, mafia. Se uno è impresentabile, ragazzi, più impresentabile di così… Sempre restando in attesa di decisioni finali, s’intende.

 Attenzione, non si può dire che la Bindi non ci badi, se ha trovato modo, proprio lunedì dopo le elezioni, di scoprire che il sindaco di Platì ha partecipato a una festa di piazza dove c’erano mafiosi. Che mira, la Bindi!

 Però la stessa Bindi non sta attenta a una quisquiglia come “estorsione aggravata da modalità mafiose”; o nessuno l’ha informata.

 In entrambi i casi, che magari sono uno solo intrecciato, ci troviamo di fronte a palese esempio di inefficienza, con relativa inutilità della commissione antimafia che, è il caso di dire, vede la pagliuzza e non vede la trave.

 Attenzione, non rispondetemi la favola degli innocenti fino a sentenza definitiva: la commissione antimafia non è un tribunale, è un organo politico, ed esprime giudizi politici. Se deve limitarsi a leggere sentenze, a che serve Rosi Bindi? Basta un cancelliere. Del resto, Rosi ha dichiarato impresentabili anche candidati senza sentenza.

 Risposta, prego.

Ulderico Nisticò


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