Rumori, mercatino e urbanistica


soverato_notte-720x405 Mi piacciono sempre i rimedi drastici;  e spero che la lezione serva anche per gli altri venerdì. Ora vediamo ai rumori dei locali, di cui si lamentano i residenti.

 I residenti, se la notte vogliono dormire, hanno ragione; i localini e i loro avventori, se la notte vogliono svagarsi, hanno ragione. Non ci sono rimedi credibili, anche perché se io voglio dormire, a tenermi insonne non serve un’orchestra, bastano venti ragazzi che chiacchierino sotto le mie finestre.

 Però tutti, e quando dico tutti intendo anche i lamentatori, vanno ripetendo che Soverato è una località turistica, Perla di qui e Gioiello di là… e se vengono i turisti, vengono per svagarsi e non per dormire.

 La causa di tutto ciò che è negli anni 1970 e seguenti accadde che a Soverato tutti, e dico tutti, si siano dimenticati dell’esistenza al mondo di una cosa chiamata urbanistica. L’urbanistica non è una faccenda per ingegneri, e nemmeno per architetti, è una faccenda per filosofi e uomini politici di altissimo livello. E infatti la grande urbanistica si ha solo sotto i tiranni, da Alessandro ad Augusto al duce. Il resto è mattoni messi a caso e per accontentare tutti a livello minimo. E, paradosso, solo i grandi tiranni creano gli spazi pubblici: la democrazia, solo due stanze e due bagni, e manco un poco di “ruga”. Ah, quella meraviglia di Littoria, che voi chiamate Latina!

 Fino agli anni 1970, Soverato Marina, pur essendo – allora! – un centro di ricche attività produttive, era topograficamente molto piccola, dalla Galleria all’Esso. Oggi si è estesa fino all’Ancinale e a congiungersi con Soverato Superiore, ma resta dall’Esso alla Galleria, e tutto il resto sono dormitori: via Amirante, via Trento e Trieste, Cuturella, Panoramica, Mortara… dormitori o di lusso o alla buona, privi di ogni possibile e immaginabile servizio, anzi non hanno manco uno spiazzo dove incontrarsi.

 Negli anni 1970 nessuno ebbe pietà del territorio, nessuno progettò l’avvenire, nessuno si chiese come utilizzare degnamente gli spazi: niente, solo dormitori. Dove bisognava creare strutture turistiche, hanno fatto la 167.

 Con l’aggravante che negli edifici di edilizia economica e popolare o comunque sovvenzionata, che sono la maggior parte, non si può aprire manco una rivendita di spilli, figuratevi un negozio o un bar.

 Siffatte aree, cioè otto decimi del Comune, sono dunque vuote di socialità, e questa si svolge in un piccolo spazio del centro; e d’estate, su Lungomare e adiacenze prossime. Ma sulle adiacenze e sullo stesso Lungomare sorgono case private, dove la gente, vedi sopra, vorrebbe dormire. Ecco l’uroboro, ovvero il serpente che si morde la coda.

 Insomma, hanno sbagliato tutto; ora mi spiace per chi vuole dormire, me incluso, ma l’estate è l’unico brevissimo momento in cui arrivano quattro soldi; se no, campiamo di stip… no, di pensioni, fin quando durano.

Ulderico Nisticò


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