Salvini e le prossime regionali


I numeri del 4 marzo rassicurano il centrodestra anche in Calabria; tanto più che il PD, con in mano la Regione, è riuscito, con il 14%, a perdere anche peggio del PD nazionale. la Lega ha ottenuto un risultato incoraggiante, e Salvini, per i meccanismi del rosatellum, è senatore calabrese. Ora sollecita a pensare che tra un anno si vota per le regionali.
Questi sono i fatti; ragioniamoci sopra.

Da quando, disgraziatamente, esiste, la Regione Calabria è stata governata dai seguenti presidenti: A. Guarasci, A. Ferrara, P. Perugini, A. Ferrara di nuovo, B. Dominijanni, F. Principe, R. Olivo, G., Rhodio, D. Veraldi, L. Meduri, A. Loiero, M. Oliverio di centrosinistra, e G. Nisticò, B. Caligiuri, G. Chiaravalloti, G. Scopelliti e Stasi di centrodestra. Di questi illustri signori, G. Nisticò, B. Caligiuri, G. Chiaravalloti, G. Scopelliti sono stati di centrodestra, senza minimamente manifestarsi migliori, anzi nemmeno diversi, da quelli di centrosinistra: stesse roboanti proclamazioni, stesse promesse, stessi fallimenti; e sotto di loro, come sotto gli altri, a comandare effettivamente sono stati i passacarte degli uffici.

Il risultato è che la Calabria è l’ultima regione d’Europa, a parte Melilla e un disperato buco dei Balcani: ufficialmente terzultima. Congratulazioni alla Regione Calabria!
Con queste premesse, non m’importa minimamente se il prossimo presidente sarà X di centrodestra invece di Y di centrosinistra; e meno ancora se sarà nativo di Candidoni o di Bocchigliero. Non cambierebbe nulla, sarebbe la stessa inefficienza mascherata di chiacchiere di segno vagamente differenziato.

Alla Calabria urge un cambiamento radicale di mentalità e metodi: fine di ogni assistenzialismo diretto o indiretto; ripresa della produttività e dell’economia reale senza ZES e altri pannicelli caldi; rapidità e correttezza di procedure… Per ottenere questo scopo, occorrono persone radicalmente nuove: nuove anagraficamente, ma soprattutto con menti nuove.
In breve, il probabile vincitore, che è il centrodestra, non se ne deve venire fuori con riciclati di qualsiasi razza, di quelli che abbiamo già sperimentato essere solo bravi a coltivarsi le clientele; e che, tornati al potere, continuerebbero a coltivarsele con i sistemi di prima.

Come si fa a impedire che costoro si ricandidono, magari dopo indicazione da Arcore in quanto “portano voti” sanno solo loro da dove? Il modo corretto è che la campagna elettorale inizi non un mese, ma un anno prima. Già, perché i politicanti proprio questo vogliono, che tutto dorma, e, alla stretta vigilia della presentazione delle liste, si rendano indispensabili perchè unici.
Se invece si creerà, un anno prima, vivacità di situazioni e incontri e scontri e dibattiti, sarà molto più facile una selezioni naturale degli esseri inutili e dannosi; e magari spunteranno facce nuove e mentalità nuove.

La condizione perché ciò possa accadere, è che la politica torni a essere un fatto di base e non di sole strutture e persone autoreferenziali, come oggi è; e che si torni a discutere, a proporre e ad imporre programmi e nomi.
Ecco perché Salvini ne parla da subito, mentre altri spera in un annetto di camomilla, e nelle solite candidature dell’ultim’ora; magari Giacomo Mancini di sinistra passato a destra.
Un corollario: la gente ha dimostrato, il 4 marzo, che non può essere più blandita con promesse personali di posti e sussidi, cui ormai non crede; e che ognuno vota in modo incontrollabile.

Ulderico Nisticò


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