Se fossi il sindaco di Riace…


Ne avrei da fare, io, se, trasferitomi a Riace, ne venissi eletto sindaco, e volessi, come è giusto, valorizzarne le risorse!
In ordine cronologico, inizierei con i Bronzi, i quali sono stati rinvenuti al largo di Riace. Vero che quanto si trova in mare è per definizione erratico, e potrebbe venire da qualsiasi luogo; però è ancora più vero che, dopo il rinvenimento casuale (gialli a parte) delle due statue, nessuno ha effettuato ricerche sistematiche per avere contezza della situazione. Qualcuno, letteralmente tirando a indovinare e senza la benché minima prova, ha sparato il nome di Fidia, che, allo stato degli studi attuali, ha la stessa probabilità di Paperino. Nessuno può escludere che siano fatture locali, magnogreche o italiote che dir si voglia, e che siano finite in mare:

a. Per fatti naturali quali si verificano tuttora, con smottamenti etc;
b. Per essere state gettate via in quanto statue pagane;
c. Al contrario, per essere state gettate via dagli iconoclasti, o dagli iconoduli per salvarle dagli iconoclasti… Se per qualcuno sono parole ostiche, studiate, ogni tanto!

Mi fermo qui: ma vedete quanto avrei da fare per la storia antica, se fossi sindaco di Riace!
Di grande rilievo era, nei secoli passati, la grande festa dei Santi Medici, meta di un pellegrinaggio da molto lontano, e che aveva come sosta altrettanto sacra la fascinosa Grotta di Monte Stella.
Durante la festa, succedevano due cose:

a. una non ve la posso dire perché siamo in fascia protetta, ma era altrettanto sacra nel senso di sacrée!
b. l’altra era il raduno degli Zingari. Zingari veri, quelli di una volta, non certi poveracci in degrado umano, dico gli Zingari del Trovatore, di V. Hugo, quelli che allevavano i cavalli e battevano il ferro, e vestivano da principi (“com’u sumeri de’ Zingari”, detto popolare); e a Riace, devoti dei Santi Medici (o di chi sapevano solo loro!), e guidati dal re o dalla regina, danzavano selvaggiamente tutta la notte. Se fossi il sindaco, ed essendo io, scriverei una sceneggiatura e proporrei un film storico.

Se fossi il sindaco, scenderei sulla spiaggia, scoprendo che la costa di Riace, come tutta di quella zona è pochissimo o niente utilizzata a fini turistici, pur essendo molto ampia e gradevole. Darei vita a un Piano spiaggia (vero, non a chiacchiere come a Soverato!), attirando operatori turistici seri e fattivi.
Per meglio far ciò, inviterei a una riunione i sindaci da Guardavalle a Caulonia, tutti padroni di spiagge bellissime e trascuratissime.

Trovandomi lì, siccome sono il sindaco di Riace, ma sono pur sempre U. N., ricorderei a questi signori che i loro paesi conservano un ricchissimo patrimonio, quasi ignoto agli indigeni, e perciò mai oggetto di turismo culturale:

– a Guardavalle, palazzi e chiese;
– a Stilo, Bivongi, Pazzano… beh, ci vorrebbe un trattato intero;
– a Stignano, la Villa Caristo, unica eccezione positiva; e l’arcano San Fili;
– a Placanica, castello;
– a Caulonia (Castelvetere), castello e chiese e palazzi e memorie bizantine…
– dovunque, ottimi prodotti tipici enogastronomici.

Ho lasciato volutamente Monasterace per ultima, perché conserva due aree di immenso valore: quella di Caulonia greca (chiedete al meritevolissimo archeologo Cuteri), abbastanza nota; e quella, pochissimo valorizzata ma di straordinario interesse, che è il castello dei Cavalieri di Malta con le sue secolari superfetazioni e il misterioso intreccio di muri antichi e costruzioni posteriori. A Monasterace non gliene importa niente a nessuno, e io (io vero, non io immaginario) l’ho dovuto toccare con mano!

Tutto questo, opportunamente condotto e con adeguati finanziamenti, può creare un intero territorio di interesse turistico, perciò di produzione e di lavoro. Lavoro, lavoro vero!
Eh, quante cose farei, se fossi il sindaco di Riace!

Ulderico Nisticò


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