Tecnica della Scuola: riforma, intervista assessore regionale istruzione F. Roccisano (Pd)


Intervista all’assessore all’istruzione della Regione Calabria Federica Roccisano, che analizza gli aspetti negativi della legge 107, che non condivideva, ha chiarito, già prima di entrare nell’esecutivo calabrese 
federica_roccisano (1)Durante la presentazione del libro di Michele Drosi, “Le vie del riformismo” a Satriano in provincia di Catanzaro, abbiamo intervistato l’assessore alla luce della mozione presentata in Consiglio Regionale dai docenti calabresi (Comitato per la scuola della Repubblica – Catanzaro e provincia, gli “Insegnanti Calabresi”, il Movimento Docenti Autoconvocati di Cosenza, i Comitati docenti di Vibo, Crotone, Reggio Calabria), indirizzata al Presidente della Giunta Regionale Mario Oliverio e al Presidente del Consiglio Regionale, Nicola Irto, per promuovere la questione di legittimità costituzionale, ex art.127 comma secondo della Costituzione davanti alla Corte costituzionale, contro la Legge 107/2015, pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 13 luglio.
Assessore prima di entrare nei dettagli qual è la sua opinione sull’impianto generale della riforma?
“C’è un aspetto importante che va preso in considerazione e che riguarda il livello di discrezionalità che la riforma prevede per il ruolo dei presidi. Non penso che quando si amministra un qualcosa di pubblico le valutazioni soggettive possano avere spazio. Al contrario ogni tipo di valutazione deve essere oggettiva e finalizzata ad un unico obiettivo: garantire la massima qualità del servizio per gli studenti. La mia preoccupazione più grande è che la possibilità di selezionare i docenti migliori impoverisca ancora di più le aree a rischio esclusione sociale, le periferie dove le scuole sono meno attrattive rispetto ai grandi centro urbani. Avrei apprezzato se tra i vari bonus previsti per i docenti valutati positivamente ci fosse stato anche una premialità per chi decide di insegnare nelle scuole in cui il livello di dispersione scolastica fa il paio con quello del rischio criminalità”.
Quali sono i punti della riforma che non condivide?
“Posto che una cosa positiva c’è ed è l’assunzione dei precari a partire dal primo settembre, non condivido la macchinosità delle assunzioni, la scelta vincolata ad un Piano di Offerta Formativa triennale che può prevedere, in ragione delle scelte del dirigente, che finiti i tre anni cambi anche l’organico. Mi sembra che da un lato parliamo di assunzioni e dall’altro sottolineiamo la precarietà del destino del docente.”
Molti insegnanti calabresi sono sul piede di guerra e si sono rivolti alle istituzioni regionali. Intende sostenere le loro ragioni e in caso affermativo quali azioni potrebbero essere intraprese a loro sostegno?
“Di certo intendo incontrare i sindacati della scuola per capire le loro ragioni e intraprendere un percorso di mediazione anche con il livello centrale”.
Durante la presentazione del libro, si è detta, da Calabrese, mortificata nell’avere riscontrato nella stampa nazionale l’uso del termine deportazione per tutti quei precari meridionali che giocoforza dovranno spostarsi fuori regione per l’immissione in ruolo….
“Ritengo che questa sia una questione davvero speciosa che dimostra quanto l’Italia sia un paese immobile. Ci indigniamo, senza ragione secondo me, quando dimostriamo di attrarre direttori di museo dall’estero perché vorremmo tutelare i talenti interni, e poi vorremmo il posto di lavoro a due passi da casa se no ci sentiamo deportati. In una fase di crisi come questa, in cui tanti trentenni sono stati costretti ad andare via dall’Italia in cerca di lavoro, protestare per un cambibo di regione mi sembra un’offesa al tempo in cui viviamo”.

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