Terroristi, schedature e guerra


 Il defunto terrorista di Parigi era: a) cittadino belga; b) schedato come terrorista. Addirittura “schedato”: immagino la sua preoccupazione! Se non fosse stato ucciso un agente, ci sarebbe da ridere; anzi, dei veri Francesi ci farebbero dei simpatici calembour. Invece, secondo questa Europa di smidollati e buonisti e politicamente corretti, io dovrei prendere sul serio che un “cittadino belga” sia davvero “belga”; e che una polizia si possa limitare a “schedare” i terroristi, invece di prenderli e sbatterli alla Cayenna.

 Lo so benissimo che, con l’attuale situazione giuridica, il terrorista è “innocente fino a sentenza definitiva”, cioè fin quando non è certo che abbia ammazzato qualcuno o tanti. Bene, è proprio su questo che bisogna agire.

 Esempio. Nel 1917, un secolo fa, l’Italia era in guerra con l’Austria. Degli italiani che però erano, per la legge, cittadini austriaci, ma, per patriottismo, si arruolarono nelle forze italiane: Cesare Battisti (quello buono!), Fabio Filzi, Nazario Sauro… noi abbiamo dedicato loro delle vie, ma l’Austria li mise a morte in maniera perfettamente legale. Altri italiani restarono austriaci, tra questi De Gasperi, e siccome la loro posizione era legale, nel 1918 diventarono normali cittadini italiani. Così funziona il diritto internazionale.

 Così funziona il diritto internazionale. Ma fin quando il terrorista è “cittadino belga”, gode di tutti i diritti dei Belgi genuini, e per poterlo arrestare ci vuole una procedura così lunga e farraginosa, che nel frattempo può ammazzare l’intero Belgio, e, in trasferta, Parigi.

 Soluzione? Banale: la dichiarazione di guerra all’ISIS, previo riconoscimento internazionale. Ecco perché:

– L’ISIS da “sedicente Stato” diventa “Stato”, perciò è suscettibile di subire una regolare dichiarazione di guerra con tutte le conseguenze del caso.

– Avendogli dichiarato la guerra, siamo legittimati a colpirlo con ogni mezzo previsto dallo ius belli.

– Colpire, dico, lo Stato con tutti i suoi cittadini in blocco e in quanto tali, non ogni singolo cittadino da processare uno per uno: colpire tutti per il solo fatto di aderire all’ISIS.

– Come si fa a sapere se un “cittadino belga” è invece un aderente all’ISIS? Semplicissimo: basta chiederglielo, e se risponde qualcosa di storto a proposito di Allah, e magari tiene in casa un fucilone, catturarlo, e se reagisce sparargli come in combattimento: come sul Carso, sul Piave…

– Attenzione alle parole, che in questo caso hanno un peso determinante: “catturarlo” come soldato nemico, non “arrestarlo” come “cittadino belga”. Idem per sparargli.

– Anzi, se è “cittadino belga”, peggio, perché scatta l’intelligenza con il nemico, volgarmente detta tradimento.

– Intanto, delle regolari forze armate attaccano e distruggono l’ISIS nel suo territorio.

– Abbiamo risolto il problema.

 Una volta risolto il problema, cioè eliminato l’ISIS e i suoi “cittadini belgi”, io scriverò un libro dal titolo L’ISIS AVEVA LA SUA PARTE DI RAGIONE, e accuserò le colpe di Israele, USA, Francia, Gran Bretagna in Iraq, Libia e Siria, e l’inettitudine dell’Europa in genere e dell’Italia in specie. Ma dopo.

 Tranquilli, non succederà niente di tutto questo: gli Europei siamo la generazione Bataclan, cocchi di mamma, mollaccioni. Pensiamo solo ai soldi, e, come dimostra la cronaca dal 2008, nemmeno siamo capaci di pensarci: figuratevi Juncker che va in guerra con Gentiloni! Potete dormire tutti sonni profondi, fino al prossimo attentato. Dopo l’attentato, come da copione: sdegno, fiaccolate, gessetti… e di nuovo a dormire.

 A proposito, spero che a nessun matto venga a mente di creare “cittadini italiani” tipo il “cittadino belga” di Parigi.

Ulderico Nisticò


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