Uccisero un giovane nel 2010, arrestati due fratelli a Monasterace


Due fratelli, Remo Sorgiovanni di 31 anni e Maurizio di 28 anni, entrambi di Monasterace, sono stati arrestati in quanto ritenuti responsabili del reato di omicidio (aggravato dalla premeditazione e per aver commesso il fatto per futili motivi) e altro, perpetrato nei confronti dell’allora 25enne Angelo Ronzello, avvenuto nella tarda serata dell’1 aprile 2010, mediante l’esplosione di diversi colpi di fucile. L’arresto è stato eseguito alle prime luci dell’alba di oggi dai carabinieri di Roccella Jonica, in esecuzione dell’ordinanza di applicazione della misura cautelare della custodia in carcere, emessa ieri dal Gip presso il Tribunale di Locri su richiesta di quella Procura della Repubblica. Uno dei due arrestati era già detenuto presso il carcere di Reggio Calabria a seguito dell’operazione denominata “Confine 2”.

Ulteriori dettagli sono stati forniti nel corso della conferenza stampa tenuta al Comando Gruppo dei Carabinieri di Locri, alla presenza del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Locri, Luigi D’Alessio. Durante la conferenza è stato ricostruito come il giovane venne barbaramente ucciso con plurime azioni di fuoco mediante fucile semiautomatico caricato a pallettoni mentre usciva dal condominio dove aveva trascorso la serata a casa della sorella degli odierni arrestati, in compagnia della stessa, di suo marito e di altri due amici. Tali circostanze di luogo e di tempo, messe a sistema con la meticolosa ricostruzione delle vicende che quella sera indussero Angelo Ronzello a recarsi in quella casa, non lasciavano dubbi agli investigatori sul fatto che il giovane fosse caduto in un vero e proprio “agguato”, studiato e preparato dai suoi aguzzini, i quali conoscevano con certezza gli spostamenti che la vittima avrebbe fatto quella sera.

Le indagini, durate cinque anni, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Locri, hanno consentito agli investigatori del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Roccella Jonica di raccogliere gravi, precisi e concordanti indizi di colpevolezza a carico dei prevenuti attraverso intercettazioni telefoniche/ambientali. Nulla è stato tralasciato: infatti, i militari hanno setacciato e analizzato ogni elemento derivante dalle dichiarazioni dei familiari della vittima e di chi lo frequentava, dall’analisi dei tabulati telefonici, dai rilievi tecnico-scientifici e relativi esiti di laboratorio, dalle intercettazioni telefoniche ed ambientali, dai servizi di controllo e pedinamento, dimostrando la premeditazione dell’omicidio e la collocazione degli odierni indagati sulla scena del delitto nell’ora in cui lo stesso fu consumato, oltre alla ricostruzione delle azioni fatte subito dopo l’omicidio dai due fratelli al fine di eludere le indagini ed allontanare da sé i sospetti.

L’indagine in argomento, in una prima fase, è stata caratterizzata da un’impenetrabile cortina di omertà, ove sono subito emersi sospetti a carico dei menzionati fratelli per via delle palesi discordanze scaturite dalle dichiarazioni rese agli inquirenti in ordine ai loro spostamenti prima e dopo l’evento delittuoso, smentite anche dall’analisi dei tabulati telefonici. Nella fattispecie, è stato altresì accertato che i due indagati avevano noleggiato un’autovettura proprio il giorno dell’omicidio, circostanza valutata come altamente sospetta dagli investigatori. Questa, subito sequestrata, è stata successivamente sottoposta alle indagini scientifiche che, oltre ad evidenziare la presenza all’interno del citato mezzo di numerosissime particelle “peculiari” di esplosioni di colpi d’arma da fuoco prelevati con i kit stub, hanno soprattutto acclarato la corrispondenza morfologica e chimica di una delle suddette particelle con quelle incombuste estratte dai bossoli esplosi e rinvenuti sulla scena del crimine: in sintesi, chi ha imbracciato il fucile con il quale ha ammazzato Angelo Ronzello, dopo l’omicidio è fuggito a bordo dell’autovettura noleggiata, sedendosi verosimilmente sul sedile posteriore lato passeggero, inquinando, in tal modo, l’ambiente con la propria persona o con l’arma utilizzata per esplodere le cartucce.

La seconda fase delle investigazioni, oltre a caratterizzarsi da attività investigative classiche e tecniche, ha consentito in particolare agli inquirenti di fare piena luce sul movente dell’omicidio del giovane Ronzello: da un lato la decisione della giovane vittima di allontanarsi dagli ambienti delinquenziali, dopo la notifica nei suoi confronti, nel mese di gennaio 2010, della misura di prevenzione dell’Avviso Orale, provvedimento che lo aveva profondamente indotto a cambiare condotta e stile di vita; dall’altro il dato emerso dalle indagini, ovvero che, qualche giorno prima dell’omicidio, il Ronzello avrebbe chiesto ai fratelli Sorgiovanni di “onorare” un debito di circa 40.000 euro da loro contratto nel tempo con la vittima, relativo a forniture di merci (mangimi e farinacei). Tale richiesta, in aggiunta alla volontà di affrancarsi dagli ambienti delinquenziali, avrebbe ingenerato nei fratelli Sorgiovanni la decisione di ammazzarlo, cosa che Remo e Maurizio fecero la sera dell’1 aprile 2010.

Infine, altro elemento ritenuto dagli investigatori estremamente rilevante ed indiziario a carico di Maurizio Sorgiovanni e Remo Sorgiovanni è costituito dal contenuto dell’intercettazione ambientale captata nei loro confronti allorquando i due, nel mese di novembre 2014, palesavano il timore di essere arrestati proprio per questo omicidio, dopo aver appreso dalla stampa locale, l’imminente individuazione degli autori dell’omicidio di Angelo Ronzello.


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