Un aeroporto per uno…


  Se tornasse Robespierre – Dieu nous livre! –con il suo strumento di democrazia e fraternità, la ghigliottina, la sola preoccupazione dei sindaci calabresi sarebbe di avere tutti una ghigliottina per Comune, 409 ghigliottine, ovviamente con 409 boia e 409 supplenti: quante assunzioni! Non scherzo tanto: nel 1951 si verificò un’alluvione che interessò alcuni paesi, e tutti, dico tutti, si autoalluvionarono per pigliare soldi, donde la devastazione del patrimonio storico, soprattutto sacro. Prima o poi ne parliamo. Ah, dimenticavo i porti di Satriano – Soverato (ma prima erano due!), e Montepaone, e Squillace. E Brognaturo… ma a Brognaturo non c’è il mare: e con questo? Lo portiamo!

 Figuratevi se tutti, e dicono tutti, non vogliono un aeroporto: Crotone, Lamezia, Reggio; e una pista a Scalea; e lo vogliono anche a Sibari; c’è anche Vibo, ma, per ora, è militare o qualcosa del genere: per ora. La Calabria conta, ufficialmente, meno di due milioni di anime; tanti calabri vivono e lavorano altrove, e hanno mantenuto la residenza se no quando si candida il cugino pare brutto; tantissimi risiedono nelle case di riposo e pochissimi negli asili d’infanzia: quanti ne restano che devono volare, e per dove? E già, politici e passacarte della Regione!

 Risultato: lo scalo di Crotone è chiuso, e, a parte qualche chiacchiera elettorale, nel silenzio più assoluto. Da Sibari volano solo i sogni. Lamezia pare che viva. E vediamo Reggio.

 L’aeroporto reggino da ieri 30 marzo riapre… così ci annuncia in trionfo la stampa oliverizzata; per poi mormorare che sono due voli in orari assurdi e senza passeggeri; e che per ottenere questo bel successo, la Regione paga un pacco di denari.

  Intanto la stampa e tv nazionali, che non sono amiche di Oliverio anzi manco sanno che esista, spiegano che Alitalia è sull’orlo del collasso; e del resto è una ditta privata, e sono fatti suoi. Ma proprio perché ditta privata, nemmeno la si può obbligare a mandare aerei dove non vola nessuno.

 E allora? Beh, se non fosse, com’è, un fatto di propaganda, e se la politica calabrese avesse fegato, le soluzioni per Reggio ci sono:

a. Un treno ad alta velocità – vera, non sigla – con partenza da Reggio alle 6 di mattina e arrivo a Roma alle 9.30. Come tempo, è uguale al volo più tratto Fiumicino – centro di Roma.

b. Un treno da Reggio a Lamezia: il tempo di percorrenza, sarebbe uguale a quello da Malpensa a Milano.

 E da Crotone? Se ci fosse una 106 ammodernata, e che s’innesti con l’attuale E 90 a Simeri Crichi, un autobus decente impiegherebbe per Lamezia poco più di un’ora. Lo stesso, anzi meglio per Cosenza. Sibari è un altro discorso: ma la Calabria è lunga; e ci sarà da qualche parte uno scalo… Sembra che qualcosa si sia fatto in tal senso, se esistono tratte ferroviarie e automobilistiche per Lamezia.

 Ricapitolando: la Calabria si può permettere un solo aeroporto, e non uno per ogni esigenza elettorale o per ogni capriccio di sindaco. Uno buono, magari davvero intercontinentale.

 E il turismo? Ma non ha niente a che vedere con i voli di linea; se mai, si usino i cosiddetti voli charter, con aerei appositi e in orari secondo tutt’altri criteri. Non si è mai visto un turista che per venire a Tropea paghi di tasca sua il mare di soldi che Alitalia pretende per un volo a biglietto singolo! Per venire a Soverato, poi, avrebbe bisogno di fare l’autostop; ma i bagnanti di Soverato e dintorni non sono gente da volo.

 Se la Calabria elaborasse un pacchetto appetibile, sarebbe ovvio includervi il volo a prezzi concorrenziali. A proposito, com’è finita quella bufala che i visitatori dell’Expo avrebbero preso da Milano l’aereo per vedere i Bronzi? Sarei curioso di sapere se l’ha fatto almeno uno (01).

 Corollario. La questione sta passando nel più netto disinteresse di università e intellettualoni in genere; della maggioranza passiva; e figuratevi di quei morti di sonno del centro(destra), il cui solo principio è la devozione al dio greco Arpocrate. Chi era costui? Era la divinità del silenzio, rappresentata con un dito davanti alla bocca.

Ulderico Nisticò


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