“Un luogo che non c’è del quale non si può fare a meno”


Conferenza di Gerardo Pagano su UTOPIA di Thomas More

 Un’utopia è  una terra di perfetta armonia, dove vige la giustizia e da dove le iniquità sono state bandite, anzi, dove propriamente non sono mai esistite, a dispetto della società in cui quotidianamente ci troviamo a vivere, fluttuante tra le imperfezioni e i difetti della peggior specie. Nel linguaggio comune, si dice che è utopico un progetto immaginario, una fantasticheria che non è realizzabile, ma che se lo fosse sarebbe un bene: ogni tanto fa a tutti piacere sottrarsi all’ordinarietà della vita per trovar rifugio nelle sconfinate lande dell’utopia, del mondo fatto su misura per noi. I motivi che hanno indotto nella storia i pensatori a prendere le distanze dalle società reali e a rifugiarsi in costituzioni e paesi immaginari, frutto della loro fervida fantasia, possono essere tanti: primo fra tutti è senz’altro la profonda insoddisfazione nei confronti dello stato di cose, un senso di amara delusione per il paese in cui si vive. Sotto questo profilo, anche l’utopia è un’idea: è un fine a cui aspirare, pur nella consapevolezza della sua irrealizzabilità; sono tenuto a cambiare lo stato di cose in vista del progetto utopico, pur sapendo che non potrò mai raggiungerlo completamente. E’ un modello a cui tendere all’infinito, è una strada infinita che porta alla perfezione, forse perché è ricercando l’impossibile che abbiamo sempre realizzato il possibile.

Queste le conclusioni del discorso con il quale Gerardo Pagano ha commemorato i 500 anni dalla pubblicazione del famosissimo saggio di Thomas More, nell’ambito dei Venerdì culturali  dell’Università della 3^ Età.

Pagano ha accennato innanzitutto alla vita dell’umanista inglese, che dopo un brillante percorso  universitario e politico, nel 1529, appena dopo i 50 anni, giunse al culmine della carriera divenendo, a seguito della caduta in disgrazia del card. Wolsey, cancelliere del regno. Tre anni dopo restituì il sigillo di cancelliere adducendo motivi di salute: egli, in realtà, si ritirò a vita privata in quanto non condivise  la decisione di Enrico VIII sul divorzio dalla regina Caterina ed avendo ben compreso a quali conseguenze essa avrebbe portato. Sperò che quel suo silenzio lo tenesse al riparo dalla vendetta del re. Ma la sua autorevolezza era tale che fu invitato a sottoscrivere l’atto di successione votato dai Lords il 23 marzo; si rifiutò avendo chiare  le implicazioni sul piano della fede e dei rapporti con la Chiesa di Roma, e venne incarcerato nella Torre il successivo 17 aprile.

Fu sottoposto ad interrogatorio il 30 aprile, il 7 maggio, il 3 ed il 14.giugno 1535 ed il 1 luglio venne condannato a morte per “avere parlato del re in modo malizioso …. e diabolico”.

Il 6 luglio alle 9 viene decapitato e non impiccato, come avrebbe voluto l’accusa di tradimento, per intercessione del re.   Canonizzato dalla Chiesa cattolica nel 1935 da Papa Pio XI, è venerato come san Tommaso Moro dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa anglicana. Si commemora  il giorno 22 giugno. Dal 1980, ogni 6 luglio, è commemorato anche nel calendario dei Santi della Chiesa anglicana, assieme all’amico Giovanni Fisher, vescovo di Rochester, decapitato quindici giorni prima di Moro.  Nel 2000 papa Giovanni Paolo II ha dichiarato san Tommaso Moro patrono degli statisti e dei politici.

Canonizzato dalla Chiesa cattolica nel 1935 da Papa Pio XI, è venerato come san Tommaso Moro dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa anglicana. Si commemora  il giorno 22 giugno. Dal 1980, ogni 6 luglio, è commemorato anche nel calendario dei Santi della Chiesa anglicana, assieme all’amico Giovanni Fisher, vescovo di Rochester, decapitato quindici giorni prima di Moro.

Nel 2000 papa Giovanni Paolo II ha dichiarato san Tommaso Moro patrono degli statisti e dei politici.

 Pagano è poi passato a presentare il libro di More sottolineando l’analissi che egli compie della società inglese del suo tempo, caratterizzata da profonde ingiustizie a seguito dei comportamenti della nobiltà parassitaria  impegnata a recuperare terreni per i pascoli più redditizi ai fini delle attività artigianali della tessitura, riducendo però alla povertà i contadini: la contestazione è radicale perché coglie i lati negativi della proprietà privata fra i quali, soprattutto, la divisione che determinava tra ricchi e poveri con le conseguenze di tensioni sociali spesso soffocate nel sangue. Utopia, nel racconto di un marinaio che ha avuto la possibilità di risiedervi per più di 5 anni, si propone allora come alternativa  e come modello di una organizzazione sociale e politica, nella quale sono banditi i privilegi e tutti lavorano secondo regole tempi uguali per tutti. “Per questo mi vengono spesso in mente le sante e sagge leggi utopiane. Queste, pur essendo poche, regolano lo Stato in modo così  efficiente e giusto che la virtù è sempre premiata, e l’uguaglianza dei cittadini non fa mancare nulla a nessuno.

Con brevi riferimenti alle utopie teorizzate, ma anche criticate, da pensatori politici nella storia del pensiero occidentale da Platone in poi, Pagano ha richiamato Bacone, Campanella e gli aspetti utopistici delle prospettive sociali e politiche indicate da Marx e ha concluso riportando i risultati del dibattito filosofico con il quale in queste settimane è stato ricordato il quinto centenario di Utopia.univ13


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *