Un servizio coraggioso di RAI Calabria, e il 25 aprile


Un bel mucchio di ragazzi, intervistati in tv sul 25 aprile, hanno mostrato non opinioni discordi, ma la più totale sconoscenza della data e della questione: non sanno che è. Attenzione, non sono dei poveracci e sbandati e malati di mente o di corpo, bensì studenti dell’Università della Calabria, alcuni della Facoltà di Lettere. Le Facoltà di Lettere comportano anche insegnamenti di storia; del resto, per iscriversi all’Università, bisogna aver superato l’esame di Stato presso scuole il cui programma prevede anche la storia. Ebbene, quei giovanotti e quelle fanciulle non sanno un bel niente del 25 aprile. Badiamo bene: le domande rivolte dal giornalista non erano mica tanto sottili, erano il minimo indispensabile; ma solo uno, 01, ha saputo rispondere “1945”. Per gli altri, arabo!!!

Stavolta non ne farò un caso ideologico: sono infatti sicurissimo che questi stessi fanciulli che sconoscono il 25 aprile, sconoscano anche l’Impero Romano, le Crociate, il 1915-18, la scoperta dell’America e qualsiasi altra cosa vi venga a mente, incluso il fascismo e le sue date. Non è un bieco piano orwelliano per mantenere il potere tramite l’ignoranza, è solo ignoranza, pura e semplice ignoranza. E siccome più di uno studente di greco e latino mi ha chiesto aiuto, potrei parlarvi della scarsa dimestichezza con l’aoristo. Ma restiamo alla storia.

L’ignoranza suddetta si è formata durante le Elementari, le Medie, le Superiori; e si è consolidata all’Università. Nessun insegnante vi ha posto mano? Nessuno ha spiegato la Seconda guerra mondiale, il 25 luglio, l’8 settembre? Nessun chiarissimo docente ha detto loro qualcosa, durante i corsi universitari?

Tutto ciò è gravissimo, e non serve insistere. Ma le interviste hanno evidenziato anche una desolante carenza di memoria familiare, se, a domanda precisa, un’avvenente giovinetta ha dichiarato che la nonna commemorava le “cioccolate degli Americani”: sette anni di guerra, finiti in dolciumi. Tutti gli altri, nessun ricordo di nessun racconto di nonni o altri. D’altro canto, in un mondo di piatta cronaca, manca per forza il gusto della storia; persino della storia personale.

Una situazione desolante. E io, come un cretino, m’illudo che a qualcuno interessi l’anniversario di Tommaso Campanella; o qualcuno si commuova per un’area archeologica; o per i poeti greci e latini di cui ho pubblicato i versi in “Muse Ioniche”! E che Stato, Regione, Province e Comuni si curino della storia! O che si possa fare del turismo culturale. E già, se gli attuali quaranta, cinquantenni vengono da queste scuole…

Urgono serissimi provvedimenti, dentro e fuori il sistema scolastico. Dentro, insegnando la storia e non solo la filosofia della storia, e smettere, per dirla col Vico, di “giudicare prima di conoscere”: la storia, cioè i fatti e le date e i luoghi; e possibilmente la storia italiana. Fuori, con gli strumenti della cultura popolare, oggi gravemente carenti: romanzi, teatro, cinema…
Per il momento, l’ignoranza dilaga!

Ulderico Nisticò


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