Un tranquillo lunedì di fine flusso, e le formiche


Premessa contenutistica: il presente articolo non va in cerca di colpe e colpevoli; come non si curerebbe di osannare chicchessia se le cose andassero meglio. Il suo scopo è informare i lettori che il flusso di Soverato ha mostrato un evidentissimo arresto lunedì 21 agosto 2017, sia la mattina sulla spiaggia sia la sera. Date un’occhiata intorno, non lasciate parlare i meccanismi automatici di una memoria antica (e fasulla) tipo Mio nonno era barone.

Premessa semantica: io definisco, tecnicamente, flusso quello che a Soverato e in Calabria chiamano turismo; ovvero, turismo è la permanenza, il flusso è il passaggio per ore di mare, o per cene e pizze, o per feste e cantanti, e subito dopo via a casa. Non so se sono stato chiaro.
Soverato d’estate è un paese di flusso estivo come a gennaio è un paese di flusso invernale per scuole, ospedale, uffici… Anche il flusso, senza dubbio, produce economia; però non è turismo. Il flusso, a differenza del turismo, è estemporaneo e di breve durata: nel nostro caso, da metà luglio alla domenica dopo Ferragosto, e questo nel caso migliore.

Come dire che la risorsa dell’attività ricettiva è utilizzata, a Soverato e in Calabria, forse al 30% della potenzialità. Le cause… attenzione, ho scritto cause e non colpevoli, quindi, in questa sede, non attribuitemi pensieri di alcun genere se non quelli che qui esprimo.
1. La Regione non ha una politica del turismo che sia organica e di lungo respiro; quando si sforza, appicca inutili cartelli pubblicitari.
2. Nella mentalità del calabrese medio, turismo è solo il mare come nel film i Vitelloni, che però è del 1953. Negli anni 1950-70, ancora molti italiani avevano visto il mare solo nelle colonie del fascio, e solo perché obbligatorie. Oggi, chi vuole mare a Natale, s’infila su un aereo scontato, e va alle Maldive spendendo meno che a Soverato.
3. Per mare, in Calabria s’intende esclusivamente il bagno e, mica in tanti, un poco di nuoto; assenti tutte le altre attività.
4. Sono ignote le forme di turismo non balneare, e in specie il turismo culturale. Basterebbe, a dimostrarlo, contare quanti forestieri abbiano mai sentito parlare della Pietà del Gagini; e figuratevi Roccelletta, Serra, Stilo, Gerace…

Dunque, il 70% della potenzialità si perde. Eppure, in Calabria e a Soverato sono tutti contenti, escluso chi scrive. Qui urge una lezioncina di economia.
Se, infatti, io investo, diciamo, 1.000 euro, non mi basta guadagnarne 2.000, ma è logico che voglia arrivare almeno a 5.000, 7.000. Se invece io guadagno solo 2.000, ma ne ho investiti 100, il mio guadagno è enorme rispetto all’investimento; soprattutto se gli euro 1.900 rimastimi in tasca mi bastano e avanzano per tirare avanti l’inverno come le formiche.
Potrei guadagnare di più, ma dovrei investire di più; e lavorare di più, magari fino all’autunno; e cominciare a marzo. Ma se i miei 1.900 euro mi bastano…
Ecco perché a quasi tutti sta bene il flusso.

Ulderico Nisticò


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