Un viaggio così vicino, così lontano, “di mare in cielo”


Ho letto il libro “Di mare in cielo” di Rossella Paone, giovane intellettuale e animatrice culturale calabrese, in particolare nel territorio soveratese.

 Il titolo, anche senza citazione diretta, mi trasmetteva l’anima mediterranea dell’autrice, in cui i due elementi, con in mezzo la terra, appartengono alla nostra vita di gente del Sud in modo naturale e indiscutibile.

Mi ha attratto innanzitutto questo, poi la curiosità di leggere, conoscere “cosa” quel titolo volesse anticipare, soprattutto a una come me che ama così tanto i Sud, nei loro innumerevoli pregi e qualche difetto “di fabbrica”..!

Il mare, la terra, il cielo che sono stati nello snodo di un racconto bellissimo la memoria e l’apparato radicale della narratrice, trasferitasi nell’identità di una coscienza femminile dalle storie incredibili, mi hanno però sorpreso: i veri luoghi non hanno geografia,  sono quelli che abbiamo dentro di noi e visitiamo in ogni istante della nostra vita, in coscienza o fuori dalla mente. A volte ci svegliamo, altre no.

Il racconto  parte da una realtà disarmante, una disabilità che riduce  una donna bellissima in una dormiente che viaggia nella sua incoscienza e nell’immaginazione di sua figlia. Entrambe ma forse tutte le protagoniste, sono forse il “sonno” o il sogno di tante donne reali che cercano la loro identità, il senso della loro vita, il loro posto nel mondo, nella loro anima.

La  cadenza narrativa del romanzo, descrittiva ed episodica per alcuni capitoli, fino ad un certo punto è il racconto di una scoperta che dà vita ad emozionanti appuntamenti  con la lettura di un diario, il filo garbato e sensibile di una donna che non può più parlare ma che ha lasciato però in quegli scritti tracce intense di sé; ora vive appena, in un coma immobile, nella luce filtrata di un sole che puntuale illumina la stanza di una clinica, delicato, lieve, ogni giorno, da mesi, da anni. Le stagioni, i colori, il mondo intero, le foglie nel vento, vivono nella mente di un universo femminile che non perde mai la speranza e forse è l’archetipo di una ricerca interiore che late in ognuna noi.

La storia poi diventa meno importante, perché non è lo scopo del romanzo, ma è la densità delle emozioni a trasportare noi lettori, dei fremiti, dei pensieri, dei drammi e delle felicità che come singoli mondi a sé, sono dei viaggi e ogni momento descritto è una piccola storia, una vita dentro una vita. Una ragazza scopre di avere una madre, due madri, due padri, scopre sé stessa, viaggia tra sogno e realtà in cui non c’è distinzione, attraverso quadri storici e biografici senza tempo.

Solo il mare, il cielo, la terra trascrivono nella coscienza narrante, la percezione dell’esistenza, di un mondo vero, come vero il letto che da anni accoglie il corpo bello e inerte di una delle protagoniste. Questo racconto che Rossella Paone, grazie anche alla sensibilità di donna del Sud, ha costruito con un elaborato intreccio di fantasia ed eleganti dettagli emozionali e cromatici, sorprende perché non lascia immaginare la fine, in quanto una fine non c’è,  ma apre invece mille conclusioni che ognuno di noi può inventare, dalle sale, dalle finestre del suo castello e del suo sogno nebuloso o decisamente chiaro. Continuando a far vivere i protagonisti che rimangono nell’anima come persone che crediamo di conoscere da sempre, che abbiamo incontrato, amato e tentato di decifrare, possiamo comprendere lati inediti della vita.

Un libro che ci porta a cercare pagina per pagina il colpo di scena, ci fa assetati cercatori di un eclatante evento che sorprendentemente non accade ma ci dà piccole verità come pietre miliari di un lungo viaggio a cui l’autrice ci invita, dandoci la possibilità di continuare da soli il nostro cammino.  Sola  è la protagonista, unica e disgiunta che realizza la sua fuga nel tempo e nello spazio, parlando si sé e dei luoghi dell’anima: l’impeto del mare, il mutamento del cielo, la solidità della terra, altro non sono che i tumulti ribelli o le tempeste placate del nostro io. Gli uomini, un padre, un nonno,  fragili nel loro dolore, sono persone composte e non invadenti; in punta di piedi sono gregari di un destino che la protagonista invece vuole scompigliare, indagare, scavare, almeno nella sua fantasia o sogno, non si sa.

Rileggerò più volte il romanzo perché come un bellissimo film, che ad ogni visione sembra aggiungere cose nuove, l’itinerario articolato e denso di tappe quasi reali, mi proietta e mi include in atmosfere sospese, suggestioni che non hanno confini perche’ universali.

  Vittoria Camobreco


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