VIDEO | L’immigrazione ai tempi del Natale. Progetto MvM Family di Soverato


Ogni notte di Natale si compie un viaggio. Quello di Maria e Giuseppe che da Nazareth fuggono dalla persecuzione di Re Erode per giungere a Betlemme. Poveri e stanchi, scacciati da tutti gli albergatori del posto, trovano riparo in una stalla dove nasce Gesù. È questo il viaggio su cui sorge la cultura di mezzo mondo, quello Occidentale e forse anche di più. E che cos’è se non la storia di una migrazione? Di questa storia cantano gli artisti che, in occasione delle festività natalizie, con il brano “Natale in giacca a vento” hanno aderito al progetto MvM Family promosso dalla MvM Rec studio di Soverato.

Non c’è Maria né Giuseppe stavolta. C’è un ragazzo che oggi, come loro, viaggia attraverso il mare perché scappa da una persecuzione mentre immagina “una giacca a vento ed un cappello blu”. E nel mare fatto di sogni ci sono uomini che muoiono, trasformati in merce di scambio da quello stesso Occidente che celebra le sorti di un bambino nato in una grotta come rifugiato. Ma l’acqua di quello stesso mare non può “lavare le coscienze” di chi diventa uguale a quegli albergatori di duemila anni fa. Ecco che questi artisti scrivono per “cancellare il male”, per cantare un Natale diverso, fatto di “tutti i colori del mondo”. Il brano, frizzante quanto grintoso nella parte rap, si può ascoltare già su Youtube e verrà presentato il 28 Dicembre alle 21.00 al Teatro Comunale di Soverato in occasione della presentazione dell’album “Ti racconto” del gruppo soveratese emergente “I permessi retroattivi”.

Quello che è sempre stato al di là dello schermo televisivo, dentro il telegiornale, è ormai arrivato nella nostra città. Perché questa storia è la nostra storia. E mentre si corre a cercare regali con “la testa bassa e il cuore su whatsapp”, basterebbe guardare la realtà con gli occhi puri di questi giovani artisti che cantano all’uguaglianza e alla solidarietà, perché, come citano alla fine del loro video musicale realizzato dalla regia di Stefano Sinopoli, tutti noi “siamo sempre lo straniero di qualcun altro”.

Floriana Ciccaglioni


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