Ovvero, cos’è una “Giunta clerico-monarchico-fascista”? O cos’era, nel lontano 1957, secondo Calabria Avanti, foglio socialista? Prendiamola un po’ alla lontana.
Nel 1926, il sindaco Filippo Caminiti venne nominato podestà, e tale rimase fino alle dimissioni, nella primavera del 1943. Venne nominato commissario prefettizio Giovanni (Gino) Alcaro, che, caduto il fascismo e aboliti i podestà, nel 1946 venne eletto sindaco. A lui si deve l’idea di una Soverato dal turismo di stile e buon livello, nei decenni seguenti degradata.
Nel 1952, sindaco eletto fu un socialista, Luigi (Luigino) Sangiuliano; cui seguì, nel 1956, per il rotto della cuffia, una coalizione di tutt’altro segno, quella “clerico-monarchico-fascista”, lamentata, come si legge, dall’opposizione. Beh, fascista era, come è oggi, una parola vietata, per cui i fascisti non si chiamavano, ufficialmente, fascisti, ma missini, dal MSI; i monarchici, stando alla lettera della costituzione, erano ancora più vietati, però c’erano almeno due partiti di quel nome, fedeli ai Savoia regnanti fino al 2 giugno 1946: Soverato aveva dato il 57% alla monarchia durante il referendum giugno. I “clericali”, nel linguaggio del foglio da cui traiamo lo spunto, erano i democristiani, evidentemente, allora, orientati a destra. Clericale stava a indicare il palese appoggio delle gerarchie ecclesiastiche alla DC.
Inferiore a cinquemila abitanti, Soverato votava con il sistema maggioritario. La lista vincente, allora, otteneva la maggioranza del Consiglio; e il Consiglio eleggeva il sindaco. Il primo degli eletti, a dire il vero, era risultato Domenico (Mimì, Mimmolino) Caminiti, monarchico, figlio di una Marincola (da poco era morto suo nonno Diego, ultimo barone di Soverato) e nipote di una Lucifero: don Falcone, suo prozio, era il ministro della Real Casa di Umberto II; ma Mimì venne convinto, per la giovane età, a rinunciare; a convincerlo, furono monarchici e missini, sempre teneri, allora, nei confronti della DC; e io, ragazzino precoce anche, soprattutto in politica, sono testimone della riunione decisiva, che si svolse a casa mia. Sempre estremista duro e puro, ricordo benissimo che non fui d’accordo, ma nessuno chiese il mio parere; e, a sette anni, era pretendere troppo. Del resto, in quanto estremista, non mi segue nessuno nemmeno ora che ne ho settanta; e tutti sono machiavellici tipo Salvini l’8 agosto ’19: ragionano, sono furbi, io no… e i risultati si vedono. Ma torniamo a quegli anni lontani.
Venne eletto sindaco Antonino Calabretta, democristiano; vicesindaco, Gennaro Icinio Alcaro (Gennarino d’a Conchiglia), noto esponente missino; in Consiglio e Giunta sedevano il Caminiti, Leopoldo Micò, Massimo Pavone, Vincenzo Chiefari il poeta… Era da dirsi, a buon diritto, un’Amministrazione di destracentro!
L’azione amministrativa, vivace, si caratterizzò per realizzazioni e impulso al turismo.
Negli anni seguenti, fino al 1960, il destracentro diverrà centrodestra, e sempre più centro; mentre la DC nazionale preparava la svolta verso i socialisti. Ai primi sentori di centrosinistra, missini e monarchici presero le distanze, fino a non presentarsi più in Giunta. Ma era la fine di quella fase politica.
Soverato, intanto, superava i cinquemila abitanti, e, secondo le regole dell’epoca, passava al sistema proporzionale, che cambiava tutti gli equilibri. Il centrosinistra, dal 1962 al 1992, con vari nomi e rimpasti, terrà il potere in Italia; non senza qualche strizzatina d’occhio al PCI, anche a Soverato. Seguiranno ridde di alleanze, conflitti, manuale Cencelli, scissioni e rifusioni DC, e sindaci; ma di questo, un’altra volta.
Bisognerà attendere il 1975 per una rappresentanza di destra, nella persona di Giuseppe (Peppino) Castagna, missino di provenienza monarchica.
Sed haec olim fuere.
Ulderico Nisticò