2 giugno 2022: lezioncina di diritto istituzionale


 Premessa: quello del 2 giugno 1946 fu un referendum istituzionale, non costituzionale. Mi spiego. Il quesito era semplice e secco: monarchia o repubblica. E qui serve la lezione di diritto.

 La monarchia si ha quando il capo dello Stato è ereditario nella stessa famiglia, anche se con diverse norme. Ciò avviene in Europa, oggi, in Belgio, Danimarca, Gran Bretagna, Liechtenstein, Lussemburgo, Monaco, Norvegia, Paesi Bassi, Spagna, Svezia.

 La repubblica si ha quando il capo dello Stato viene eletto, anche in questo caso con diverse norme: in Italia, dal parlamento; in Francia, dal popolo, etc.

 Detto così, pare semplice; e invece non lo è. Storicamente ci furono e sono monarchie elettive come fu la Polonia ed è la Città del Vaticano; e Andorra riconosce la sovranità personale del presidente della Francia e del vescovo di Urgel. Ci furono monarchie assolute e ci sono monarchie costituzionali.

 Anche, soprattutto le repubbliche presentano un quadro complesso: aristocratiche, come Lucca; oligarchiche come Paesi Bassi e Venezia; democratiche, fin quando durò, come Firenze. Ci sono repubbliche unitarie e altre federali.

 Ci sono casi misti, come alcune federazioni africane e asiatiche, che sono repubbliche, però al loro interno comprendono monarchie…

 Spero di essere stato esauriente, sia pure in breve. E l’Italia?

 Il 2 giugno i risultati furono a favore della repubblica, anche se in modo tutt’altro che eclatante. Da notare che non votarono l’Alto Adige e moltissimi soldati ancora prigionieri in Russia e nei Paesi anglosassoni. Votarono monarchia il Meridione, che da sempre era stato un Regno, e buona parte del Piemonte. Votarono repubblica le sinistre, e, nella quasi totalità, i fascisti per odio dei Savoia dopo l’8 settembre. Con tutto questo, la repubblica vinse per due milioni di voti, mica per una valanga.

 Il quesito, ripeto, non dava alcuna indicazione costituzionale. Veniva nello stesso giorno eletta un’assemblea, con l’incarico di scrivere una costituzione. Essendo formata da partiti, ed esclusivamente da partiti, l’assemblea creò una repubblica parlamentare, cioè di fatto partitocratica. Curioso che, nel 2022, dei partiti del 1946 non rimane neanche il nome: DC, PCI, PSI, PSDI, PRI, PLI… chiedete a un quarantenne se li ha mai sentiti di striscio!

 L’effetto fu che, fino agli anni 1990, i partiti, attraverso il parlamento, prevaricarono palesemente sui governi, i quali erano spesso “balneari”, cioè formati per durare tre mesi! Oggi è il contrario: i governi prevaricano sul parlamento che sta lì per votare a comando. C’è, infatti, una costituzione materiale che, da sempre, è diversa da quella scritta, in vari argomenti molto diversa. Ne riparleremo.

 La carta si conclude con “Disposizioni transitorie e finali”. L’art. XII così recita «È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista. In deroga all’articolo 48, sono stabilite con legge, per non oltre un quinquennio dalla entrata in vigore della Costituzione, limitazioni temporanee al diritto di voto e alla eleggibilità per i capi responsabili del regime fascista».

 E qui un commento ci vuole. Preso alla lettera, l’articolo XII vieta di rifare il PNF, del resto sciolto fin dal 25 luglio 1943. Ed è la prima e unica volta in cui si nomina il fascismo; mentre parola come antifascismo e resistenza e simili non si leggono mai. E pensare che già dal 26 dicembre 1946 (notare la data!) era stato fondato il Movimento Sociale Italiano, che è stato sì sciolto… ma da Fini e complici nel 1995: ahahahahahah.

 Il secondo comma è paradossale: i gerarchi fascisti non possono essere candidati… ma per cinque anni, poi tana liberi tutti. Esempio, il fascista cosentino Luigi Filosa nel 1948 venne eletto deputato del MSI, ma la sua elezione venne annullata per la norma XII. Invece venne eletto nel 1953, e nessuno poté dire niente: quando la matematica è un’opinione!

 Nel 2005 sono avvenute modifiche anche determinanti: così, in seguito, se ne possono benissimo pensarne altre. Per esempio, la repubblica presidenziale, l’abolizione del senato… eccetera.

Ulderico Nisticò