
U. N., Anno cento E. F. ? Analisi politica del Fascismo ad un secolo dalla Marcia su Roma.
La rassegna stampa di oggi, e la stessa tv, sorvolano sul centenario dalla Marcia su Roma. E già, non ne vogliono parlare quelli della maggioranza governativa, dopo tante ed esagerate proclamazioni di antifascismo anche retroattivo. Non ne parlano gli eredi delle vittime di quel giorno, dico liberali e socialisti. Vittime politiche, s’intende, perché di fatto non successe niente, se non che Benito Mussolini, arrivato il giorno dopo a Roma e presentatosi al re, ricevette l’incarico di formare il governo, e, sia pure con un discorso molto duro alla camera (“avrei potuto fare di quest’aula sorda e grigia un bivacco per i miei manipoli”), e uno più gentile al senato, istituzione ormai decorativa, ottenne ampia fiducia e iniziò a governare, cessando solo il 25 luglio 1943. Altra storia, la RSI.
È fin troppo banale che un tale fenomeno storico non può, e nemmeno allora poteva essere spiegato come tentò il Croce, filosofo sempre contraddittorio, parlando di “invasione degli Hyksos”, cioè dei barbari, quindi un fatto improvviso e illogico, un colpo di testa impovviso; a parte che Croce, senatore anche se solo “per censo”, votò pure lui la fiducia a Mussolini. Facta, da presidente del Consiglio, voleva dal re la firma per lo stato d’assedio, cioè impedire con l’esercito l’entrata in Roma dei fascisti. Vittorio Emanuele III non gli diede retta, non ritenendo certo opportuna una guerra civile per mantenere sulla sedia dei politicanti liberalsocialisti senza più alcun seguito nella Nazione. Anche Facta, a questo punto, votò la fiducia. Gronchi, popolare e futuro DC e presidente della Repubblica (in tale veste, noto solo per un francobollo), fu sottosegretario. Altra storia, dopo il 1925.
Basta per far capire anche ai peggiori ideologizzati, e politicamente corretti, che nella storia nulla succede per caso. Leggete il mio libro, che, volutamente, esce oggi, 28 ottobre. Preciso che è stato scritto mesi fa; e quindi non ha nulla a che vedere con il 25 settembre, cui non fa cenno; e ne riparliamo fra tre o quattro mesi.
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Qualcosa sulla Marcia. Il concentramento delle squadre d’azione avvenne a Perugia; la Marcia venne guidata da quadrunviri: Cesare Maria de Vecchi, Italo Balbo, Emilio de Bono e Michele Bianchi. Questi, calabrese di Belmonte, segretario del Partito Nazionale Fascista, fu senza meno la testa pensante del Fascismo dopo Mussolini; e aveva respinto con sdegno la proposta estiva di quattro ministri fascisti in un governo liberale: eh, Alleanza Nazionale è sempre in agguato! Ministro dei Lavori Pubblici, e benemerito anche della Calabria, morì troppo presto di malattia.
Il Regime chiamò la Marcia “la Rivoluzione fascista”; il decennale, nel 1932, venne solennemente celebrato. L’atto più importante, la trasvolata, guidata da Balbo, di cento idrovolanti dall’Italia agli Stati Uniti, che venne accolta da imponenti folle e intitolazione a Balbo di vie.
Dal 28 ottobre 1922 il Fascismo contava i suoi anni. Per esempio, i Patti Lateranensi, o Conciliazione tra Stato e Chiesa, datano “11 febbraio 1929 IX”.
Di tutto questo e molto altro, i postpostpostfascisti e i postantifascisti preferiscono non parlare.
Ulderico Nisticò