8 dicembre 1816


 L’8 dicembre 1816, giorno dell’Immacolata, i due Regni di Napoli e di Sicilia vennero unificati nel Regno delle Due Sicilie; il sovrano regnante dal 1759, Ferdinando di Borbone, numerato IV a Napoli e III a Palermo, divenne Ferdinando I. Morto nel 1825, gli successe il figlio Francesco I; a questi, nel 1830, Ferdinando II; dal 1859, Francesco II.

 Gli eventi che condussero al nuovo Regno, e i 45 anni della sua non facile esistenza, e la sua fine solo in apparenza improvvisa; le figure umane, i meriti e gli errori, ed episodi e aneddoti e nomi sono la storia dell’Italia Meridionale, e ne spiegano in gran parte le dinamiche attuali. C’era da attendersi che qualcuno si ricordasse di questo secondo centenario; e invece, esso cade nel vuoto più torricelliano.

 Non se ne ricorda la politica, ma figuratevi se le Regioni meridionali, e la peggiore tra il peggio, la Calabria, riservano un’occhiata alla cultura in genere, e alle Due Sicilie in specie;

 non la scuola, i cui libri di testo, palesemente scopiazzati da lavori francesi e inglesi, insegnano la Guerra dei cento anni con tutti i nomi dei cavalli, ma di storia italiana contengono una paginetta, e molti prof la saltano pure;

 non l’Università della Calabria, che si sente nominare solo perché qualche volpino fa chiasso con una improbabile docenza di Pedagogia della R-esistenza: offro una cena a chi mi spiega che cavolo è!

non i giornali, impegnati a incensare Oliverio;

non i vari Aprile, Ciano e roba simile, i quali ignorano (in senso letterale) ogni notizia di politica, e figuratevi di storia militare; e trovano altrettanto ignoranti lettori e plauditori.

 Colma la lacuna la meritevole editrice Città del sole di Reggio C., che fa uscire ufficialmente oggi – sarà in libreria tra poco – l’agile e secco volume “Epitome di storia politica del Regno delle Due Sicilie – 8 dicembre 1816, 13 febbraio 1861 e ancora”.

 L’autore, l’unico possibile in giro, con questi chiari di Luna.

 È un libro senza tifoserie, destinato perciò non a chi vuole tradurlo in dialettali grida di esultanza o invettiva, bensì a pacati e intelligenti lettori; dove non troverete sogni di ricchezze che mai furono e mai saranno, e nemmeno infondate lamentele di miserie che manco loro c’erano; e da cui mancheranno documenti sensazionali circa congiure planetarie o interventi di cattivi a danno dei buoni; e invenzioni di niente di meno che genocidi… Il lettore troverà una verità poco emozionante ma vera. Il Meridione vive già di suo in un mondo di sogni o del passato (Ulisse, Magna Grecia, Bizantini tutti monaci… ) o del futuro (Isotta Fraschini, Maserati… ); e invece ha bisogno di una botta di senso del reale.

Ulderico Nisticò


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