A Lamezia Terme la settima edizione della rassegna culturale “Il maggio dei libri”


Appuntamento con la poesia d’autore, martedì pomeriggio, a Palazzo Nicotera, dove si sta svolgendo la settima edizione della rassegna culturale “Il maggio dei libri”.
“La poesia è come un canto che resta ignoto, ciò che non conosciamo ci seduce nel tentativo di cercare”. Con queste parole la professoressa Ippolita Luzzo ha aperto il dibattito sulla seduzione poetica racchiusa nella silloge di poesie “Il canto delle sirene”, della scrittrice e giornalista Lina Latelli Nucifero.
Con l’autrice hanno conversato il critico letterario Pasquale Allegro, la blogger Ippolita Luzzo e la professoressa Miriam Guzzi, recensionista e docente di storia dell’arte.

Nella silloge di poesie “Il canto delle sirene” s’intrecciano motivi che riconducono l’autrice alla ricerca interiore della propria identità, ad un sentimento di vanità delle illusioni quotidiane e ad una presa di coscienza delle problematiche esistenziali. La poetessa dispiega nei versi una musicalità ricca di incanti, luci e ombre, sogni, silenzi attraversati costantemente dall’assillo esistenziale che crea inquietudini psicologiche e spirituali. Pasquale Allegro ha parlato dei temi dominanti della raccolta, la solitudine, l’incomunicabilità, la solidarietà, la speranza, la fede. “E’ una poesia autentica e viscerale- ha detto- fatta di ricordi e immagini che danno il senso della fragilità umana e, nel contempo, si aprono a riflessioni universali. Lina Latelli si interroga sul senso della vita, ma sente il dovere di guardare al cielo, senza esimersi dal gettare uno sguardo accanto e al di sopra. In questi versi- ha osservato- vi è religiosità e sono rappresentati degli scenari dominati da desolazione. Ma dalle macerie avviene la rinascita. Grazie al richiamo ammaliante della poesia, l’autrice si fa spazio pe risorgere nelle pieghe”.

Concetto ripreso da Ippolita Luzzo, la quale si è soffermata, in particolare, sul titolo, ricordando il mito delle sirene che cercano di sedurre Ulisse con una promessa di canti. “Così è il rapporto di Lina con la poesia- ha detto Luzzo- una promessa di conoscenza, di coinvolgimento del lettore in una dimensione illusoria, per rompere il muro dell’indifferenza ed entrare in una comunità di sentimenti”.
Le poesie di Lina Latelli rientrano in genere di scrittura non descrittiva, ma orientata verso la rappresentazione simbolica della realtà interiorizzata. Questa dimensione simbolica è stata messa in risalto da Miriam Guzzi, la quale ha delineato intorno al Canto delle sirene un percorso artistico basato sul connubio poesia-pittura, traducendo i versi in pennellate di celebri artisti, come Nicolas Poussin, Caspar Friedrich, Camille Corot, Renè Magritte, Van Gogh. Prendendo spunto da Simonide di Ceo secondo cui “la pittura è poesia silenziosa e la poesia è pittura parlante”, Miriam Guzzi ha sottolineato che “le due forme d’arte si completano a vicenda, esprimendo con strumenti diversi emozioni e stati d’animo. I poeti, così come gli artisti- ha detto- hanno la capacità di avvertire la vita prima degli altri esseri umani. Ciò li ha sempre portati ad essere dei fari nell’oscurità. Dai versi di Lina si percepisce quanto vivano dentro di sé sentimenti contrastanti di fronte alla natura, all’inquietudine della vita, all’egoismo della miseria umana, alla dolcezza dei legami più profondi, alla bellezza della vita”.
Lina Latelli Nucifero si è soffermata sull’importanza della cultura, che “non è erudizione- ha detto- ma il frutto di conoscenze alimentate dallo studio e interiorizzate attraverso la propria coscienza critica” e ha concluso sottolineando l’importanza delle manifestazioni culturali “che danno ai giovani talenti la giusta visibilità e la possibilità di essere conosciuti e apprezzati”.

Antonella Mongiardo


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