A San Pietro Magisano la quarta edizione del Sila Festival, trionfa il regista turco Alì Ilhan


Claudio Cosentino

Claudio Cosentino

Si è conclusa, a San Pietro Magisano, la quarta edizione del Sila Festival, organizzato dal produttore cinematografico italo-americano Raffaele Alberto.  Per la sezione lungometraggi ha trionfato il regista turco Alì Ilhan, che ha diretto Claudia Cardinale in “Diventare italiano con la signora Enrica”.

Sul festival internazionale del cinema abbiamo intervistato il presidente di giuria per la selezione Sila-movie,  scenografo Claudio Cosentino, docente presso l’Accademia delle Belle Arti, a Catanzaro.

Ci parla del film vincitore?

Per la sezione lungometraggi ha vinto il film del regista turco Ali ilhan dal titolo “being italian with signora Enrica”, con Claudia Cardinale. In concorso oltre 160 film, da tutto il mondo. Le sezioni erano: sila movie, sila short e sila docu. Il lungometraggio di Ali è un film a tutti gli effetti, di produzione turca, con tanto di impianto scenico, location studiate, e una troupe vera composta da tutti i reparti. Tenuto conto del fatto che per Alì era il primo lungometraggio, ho apprezzato il modo in cui è riuscito a gestire una difficile regia, con una icona del nostro cinema come la Cardinale. Nel film vi sono molti rimandi autobiografici, comprese le difficoltà di girare in un paese straniero per lui, come l’Italia. Il film e’ divertente ma anche profondo, un incontro di 2 culture, un messaggio sulle difficoltà che si affrontano lontano dai propri affetti.

Com’è Alì Ilhan?

Alì è stato ospite per tutta la kermesse a villaggio Mancuso, di cui ha apprezzando la bellezza. Ha anche manifestato il desiderio di girare un film in questi luoghi. Durante le nostre passeggiate nel parco abbiamo parlato molto di cinema e delle possibilità espressive che questo mezzo offre. Mi ha mostrato il suo ultimo progetto, una bella storia ambientata in Italia, da recitare in inglese. Alì è innamorato dell’Italia.

locandina_cinemaQuali altri protagonisti del mondo del cinema verranno in Italia?

Ho iniziato a portare importanti personaggi del cinema internazionale, quello americano per intenderci, dove girano budget da capogiro. Ma ci sto lavorando in silenzio, senza troppo clamore.  Sto preparando il terreno per aiutare i nostri giovani calabresi ad avere le opportunità che io non ho avuto. I miei contatti hanno risposto con grande entusiasmo. Per esempio Marco Trentini (Ridley Scott) è venuto a Soverato per ben 2 volte, e ci tornerà. E’ un esperimento partito 4 anni fa, un link tra accademia di belle arti e industria cinematografica. Ho bypassato l’Italia, perché troppo logorroica e refrattaria nel concedere qualcosa ai giovani preparati. Le opportunità sono inesistenti, non si parla mai di competenze o di reali capacita. Molti professionisti che ho incontrato nel mondo dello spettacolo, qui in Italia, non meritavano di essere li. La nostra cinematografia si riduce a “mezze soop opere non recitate ma “bisbigliate” per massaie sonnolente. Un panorama deludente. Noi non facciamo poi il cinema, lo subiamo, allora bisogna volgere lo sguardo altrove.

Com‘è stato lavorare con Dario Argento?

Nel 2012 ho fatto per Dario Argento la scenografia di Dracula 3d, “premio Davide Bassan miglior scenografia 2013” e “david di Donatello, migliori effetti digitali.” Avrei voluto portare il film in Calabria, in Sila, per le scene riguardanti la foresta di BorgoPass e il viaggio di Jonathan Harker, prima dell’arrivo al castello del conte Dracula. Moltissime scene, insomma, tanto da giustificare uno spostamento dell’intera troupe in Calabria. Ad Argento era molto piaciuta l’idea, ma tutto è sfumato, la film commission Calabria non rispondeva al telefono. Fu invece velocissima la film commission Torino. Girammo tutto il film in Piemonte, presso un delizioso borgo medioevale, “Ricetto di Candelo”, vicino Biella. Il resto dei set l’abbiamo costruito quasi tutto in teatro, il castello era quello di Montalto Dora. Da ragazzo amavo il cinema horror e, in modo particolare, i film di Argento, da Profondo Rosso a Suspiria. Con il tempo, il desiderio di fare un film con lui è diventato realtà. E’ una icona vivente Dario Argento, interagire con lui è stato appagante. Legare il mio nome a quello di un maestro come Argento è stata una tappa importante, ma è stato difficile raggiungere quel traguardo, anni ed anni di gavetta e privazioni, sofferenze che ti sfiniscono e quasi ti tolgono la voglia di continuare. Ma il sogno, se resiste, vince.

Qual è il ruolo dello scenografo in un film?

E’ un ruolo molto importante. Traduce la sceneggiatura in immagini. Ha la sua visione personale del film, prima di tutti gli altri, vede i set dove si svolgeranno le azioni. Più è bravo a disegnare meglio fa capire la sua idea. C’è stato un grande sodalizio tra i modelli dei set in 3d e Argento, contento di vedere il tutto prima delle costruzioni. Quello che in gergo chiamiamo lo “spoglio della sceneggiatura” consiste, appunto, in questo, nell’identificare un ordine di lavoro per scena, e affrontare tutte le problematiche. Si studia, si va in biblioteca e su internet, si catalogano immagini di luoghi. C’è tutta una fase di preparazione prima di mettere la matita sul foglio. E’ un lavoro silenzioso, di cui solo chi è dentro conosce la vera importanza. Sognare il cinema mentre lo stai facendo, questa è la formula.

Antonella Mongiardo


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