A Soverato in scena lo spettacolo “Ricordami ancora”


La compagnia dei “Sognattori” ha presentato lo Spettacolo ideato e diretto da Tonino Pittelli “Ricordami ancora” andato in scena ieri, di mattina per le scuola e poi in serata per il pubblico che ha risposto più che bene, visto che in un bigio e madido crepuscolo di Gennaio il teatro era quasi pieno.

Una narrazione breve, un’ epitome della banalità del male che offuscò la mente dei nazisti durante il secondo conflitto mondiale e portò allo sterminio degli ebrei; narrazione che potremmo definire manzoniana nel senso che ha proposto la vicenda di una famiglia ebraica, una qualsiasi , dunque la storia, la grande storia vista dal basso, con gli occhi degli umili; ma anche una visione alla Rob Marshall che propone gli effetti della grande storia sulle persone normali, sulla loro quotidianità.

Sullo sfondo una scenografia glabra ed essenziale, come doveva essere, capace di rievocare l’ orrore dei lager, una voce narrante, vero filo d’ Arianna per lo spettatore,  quella della bravissima Rossana Basanisi che ha guidato il pubblico lungo la vicenda di una famiglia che ha sperimentato l’ orrore nazista, ma nel contempo, ha intrecciato altre storie, storie vere di famiglie italiane che hanno subito la deportazione e vissuto l’ incubo dei campi di sterminio, avvalendosi di straordinarie e suggestive immagini d’ epoca, alcune tratte dall’ archivio Luce e proiettate su uno schermo … uno spettacolo nello spettacolo!

Tonino Pittelli si è cimentato nel duplice ruolo di vittima e carnefice e lo ha fatto con la consueta bravura, impersonando alla perfezione il gerarca nazista invasato e indifferente rispetto alle sofferenze altrui; incapace di provare empatia, di filtrare le passioni attraverso la ratio che è, o dovrebbe essere, prerogativa umana e pertanto, degradatosi alla stregua di una bestia. Ha impersonato anche il ruolo dell’ ebreo padre di famiglia che nulla ha potuto di fronte al ciclone dell’ odio e del pregiudizio, nulla ha potuto per evitare che la sua famiglia patisse l’ orrore .

Rosanna Corradino, invece, ha impersonato la donna ebrea che si è vista improvvisamente crollare ogni certezza, che si è vista catapultata dentro una realtà che sino al giorno prima sembrava assurda e impossibile, che si è vista ridotta a numero, svilita, umiliata e offesa come solo sapevano fare i nazisti che puntavano prima ancora che alla distruzione fisica, alla degradazione dell’ essere umano a numero, mediante l’ umiliazione costante e la privazione della dignità.  Lo ha fatto con intensità e bravura, con una drammaticità misurata, senza mai scadere nel patetico e soprattutto affidandosi al linguaggio del corpo, con un’ abilita eccezionale, da mimo alla Marceau .

La narrazione ha posto giustamente l’ accento sulle leggi razziali emanate dal regime fascista nel 1938 e sugli effetti esiziali che ebbero; quelle leggi che hanno portato ai rastrellamenti degli ebrei nel nostro paese e alla deportazione di ebrei italiani nei lager, quelle leggi che permangono a onta e vergogna nella storia del nostro paese e che pesano o dovrebbero pesare come un macigno sul giudizio storico e morale di chi le ha emanate! Per fortuna, come ci ha rammentato lo spettacolo, altri italiani e non pochi, hanno scelto un ‘ altra etica e un’ altra morale e si sono dati da fare per salvare delle vite umane e hanno trovato posto nel cimitero dei giusti a Gerusalemme.

Dall’arresto alla liberazione … lungo questi due estremi si è svolta la doppia narrazione: quella della famiglia sulla scena e quella degli ebrei di tutto il mondo confinati ad Auschwitz;  mentre sulla scena la pièce si avviava alla conclusione, sullo schermo scorrevano le immagini della liberazione dei prigionieri ridotti a brandelli, scalfiti dall’ orrore, con negli occhi l’ angoscia di chi ha vissuto il male .. due piani: finzione e realtà si sono intrecciati con effetto assai suggestivo e se sino a quel momento in molti si sono trattenuti, alcuni addirittura distratti con gli immancabili cellulari accessi, a quel punto, quando lo schermo ha proiettato la scena di un prigioniero ridotto a un ‘ ombra di essere umano che ha abbracciato un soldato e lo ha stretto forte ricercando e forse sperando di ritrovare un barlume di umanità , a qual punto, in sala non sono mancate le lacrime e l’ applauso è sgorgato dal pubblico come una sorgente, spontaneo e scrosciante, intenso e sentito, un applauso che conteneva un grazie per averci rammentato, nel giorno della memoria, che vale la pena non dimenticare mai, che vale la pena assistere a uno spettacolo che ti lascia con l’ animo slabbrato e con la coscienza inquieta, ma aita a non dimenticare mai …. di essere umani!

Lo spettacolo è stato presentato con il patrocinio dell’ ANPI e ciò non stupisce perché da sempre l’ associazione nazionale partigiani è impegnata a ricordare l’ orrore prodotto dal nazi- fascismo e lo fa sempre con iniziative lodevoli, ma anche e del comune di Soverato e la notizia non può che fare piacere. Non ho mancato di essere critico in qualche occasione con l’ amministrazione e con l’ assessore Amoruso in particolare perché ritenevo che la cultura non potesse limitarsi alle carnevalate e alle notti colorate, lo ho fatto, come sempre, con spirito costruttivo e con la convinzione che il diritto di critica vada esercitato a prescindere dal colore politico dell’ amministrazione, ma con la medesima schiettezza e sincerità con cui ho formulato le mie critiche in passato, oggi mi sento di tributare un plauso sincero all’assessore Amoruso e all’amministrazione per aver deciso di patrocinare lo spettacolo di Tonino Pittelli e aver dimostrato che, nel silenzio generale, Soverato ha dato voce alla memoria, recuperando quel ruolo di faro culturale del basso Ionio catanzarese che ha brillantemente ricoperto in passato.  Non mi pare che nei dintorni ci siano state iniziative di rilievo da parte delle amministrazioni a testimonianza della bontà dell’ affermazione di un mio carissimo amico e fine intellettuale :” in giro ci sono tanti amministratori e alcuni anche validi … scarseggiano i politici e di conseguenza, gli ideali “.

A. Pellegrino