La giustizia ha messo il suo sigillo definitivo sul caso di don Roberto Mastro, ex parroco di Belcastro (nelle Presila Catanzarese) tra il 2007 e il 2010, accusato di gravi episodi di pedofilia che, secondo l’accusa, si sarebbero consumati all’interno dell’oratorio parrocchiale.
La terza sezione della Corte di Cassazione ha infatti dichiarato inammissibile il ricorso difensivo, rendendo definitiva la condanna a 11 anni e sei mesi di reclusione.
Per il sacerdote, che non era mai stato sottoposto a una misura cautelare durante l’intero iter giudiziario, si aprono ora le porte del carcere.
L’iter giudiziario e lo sconto di pena
La sentenza della Corte di Cassazione conferma integralmente il verdetto emesso dalla Corte d’Appello di Catanzaro nel 2024. I giudici d’Appello (presidente Loredana De Franco, a latere Gianfranco Grillone e Ippolita Luzzo) avevano ridotto la pena a 11 anni e sei mesi, rispetto ai 13 anni e sei mesi inflitti dal Tribunale collegiale il 10 luglio 2020.
Questo sconto di pena era stato determinato dal fatto che la Corte d’Appello aveva dichiarato il non luogo a procedere per alcuni capi d’imputazione, estinti a causa dell’intervenuta prescrizione.
I giudici capitolini non solo hanno confermato la pena, ma hanno anche ribadito tutte le statuizioni civili. Don Mastro è stato condannato alla refusione delle spese legali sostenute dalle parti civili (rappresentate dagli avvocati Vincenzo Ranieri, Paolo Carnuccio, Giovanni Scarpino, Antonello Talarico, Concetta Stanizzi, Maria Rotundo) e al risarcimento nei confronti delle stesse parti, compreso il Comune di Belcastro.
Gravissime le interdizioni disposte: l’ex parroco è stato interdetto perpetuamente da qualsiasi incarico o ufficio in scuole di ogni ordine e grado, in istituzioni o strutture pubbliche o private frequentate prevalentemente da minori, nonché da uffici attinenti alla tutela, curatela e amministrazione di sostegno. A queste si aggiungono l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e quella legale per la durata della pena. È stato inoltre condannato anche alle spese del giudizio di Cassazione.
Accuse gravissime: 17 minorenni coinvolti
Le contestazioni mosse al sacerdote sono di eccezionale gravità. Don Mastro è stato accusato di aver violentato 17 minorenni, tutti di età inferiore ai 14 anni, che frequentavano la parrocchia di San Michele Arcangelo.
L’inchiesta partì in seguito alla denuncia presentata da alcuni genitori delle giovanissime vittime. La segnalazione fece scattare le indagini dei Carabinieri, che raccolsero le dichiarazioni di decine di persone e acquisirono nelle forme dell’incidente probatorio i racconti degli abusi subiti dai minorenni. L’allora sacerdote fu rinviato a giudizio nel 2015.
Nominato presbitero della parrocchia il 1° ottobre 2007, don Mastro aveva abbandonato la casa canonica in tutta fretta e senza dare più notizie di sé la notte del 1° dicembre 2010, quando le indagini erano già in corso. Con il verdetto della Suprema Corte, si chiude in via definitiva il lungo e doloroso capitolo processuale.