AIDS: parilamone, ancora!


Un appello da parte dei medici di Malattie Infettive, delle associazioni di volontariato e dei servizi per le tossicodipendenze Calabresi

aidsIn Calabria, come in tutto il territorio nazionale, è doveroso continuare a parlare di HIV/AIDS, per alzare il livello di attenzione e di conoscenza della malattia, soprattutto fra i giovani. Infatti, ancora troppe persone sottovalutano il rischio di infezione e non sono adeguatamente informate sulla necessità della prevenzione.

La stima del numero dei pazienti HIV positivi presenti sul territorio calabrese ci dice che attualmente circa 600 persone sono in cura. Va comunque notato che nel passato molte persone calabresi affette da HIV/AIDS si curavano altrove, contribuendo al fenomeno della migrazione sanitaria. Attualmente invece, molti malati sono tornati a curarsi in Calabria per diverse motivazioni, tra le quali hanno contribuito fortemente la crisi economica e l’età avanzata. Questo fenomeno porterà in futuro ad un considerevole aumento del numero dei malati seguiti in Calabria, con un conseguente incremento della spesa sanitaria per l’HIV/AIDS.

La rete del gruppo CalabrHIV, partita come iniziativa spontanea dei clinici operanti nei reparti di Malattie Infettive Calabresi, si apre al legame con le associazioni del territorio, con i servizi territoriali per le tossicodipendenze (SerT) e alla collaborazione con le istituzioni regionali, per promuovere campagne informative nella popolazione generale e per valutare più approfonditamente le problematiche del paziente infetto.

Il 18 aprile scorso, il gruppo CalabrHIV si è riunito presso l’Università “Magna Graecia” di Catanzaro. Sono inoltre convenuti alla riunione i rappresentanti delle principali associazioni che operano nel territorio nel campo dell’HIV/AIDS (LILA, Positifs, Centro Calabrese di Solidarietà) e del SerT di Catanzaro.

Nella riunione sono state rilevate alcune criticità. Innanzitutto la carenza di campagne informative sull’HIV, non solo nella popolazione generale, ma anche tra i professionisti della salute, come dimostrato dalla discontinuità del corso AIDS per gli operatori sanitari (per altro obbligatorio). Inoltre si è sottolineata la necessità di implementare il coordinamento della rete assistenziale HIV e di monitorare la disponibilità e il reale utilizzo ti tutti i test e strumenti diagnostici che consentano di monitorare i pazienti, in accordo con le linee guida nazionali.

I clinici, in accordo con le associazioni e i SerT, si rendono disponibili ad entrare maggiormente nelle scuole e nei luoghi di ritrovo dei giovani, per portare avanti progetti informativi sull’HIV/AIDS volti ad aumentare la consapevolezza del problema tra i ragazzi.

E’ inoltre in programma la richiesta di un incontro con gli organismi regionali per una più approfondita disamina delle questioni e per rinnovare la disponibiltà alla collaborazione.


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