Aiutarli in Africa


Mentre a Milano cammina una marcia piena zeppa di retorica buonista e del tutto vuota di ogni proposta concreta, “Aiutarli in Africa” non è più l’idea di qualcuno, tra cui chi scrive, ma una decisione di Gentiloni e Macron. Per chi non lo sapesse, Macron è il presidente della Francia e Gentiloni il presidente del Consiglio dell’Italia, e non sono due opinionisti e due “populisti”: anzi, Macron ha vinto le elezioni proprio contro il “populismo”. Però li vogliono aiutare in Africa, aprendo grandi campi di accoglienza non a Parigi o a Roma, bensì nel Ciad: consultate un atlante geografico.
Gli immigrazionisti, a parte la manifestazione di buoni sentimenti, non elaborano alcuna analisi della situazione, e tanto meno ipotesi concrete. Hanno creato un mondo immaginario in cui ci sono i buoni, loro, che vogliono accogliere; e i cattivi che no. E invece non è così, è troppo semplice, troppo infantile. Cerchiamo di capire:

1. Il fenomeno è davvero epocale. L’Africa ha visto crescere esponenzialmente la sua popolazione, e ciò non per bontà ma per effetto di progresso di alcune aree, e azione di medicina e igiene; intanto l’Europa invecchia.
2. Detto così, pare ovvio: facciamo venire gli Africani in Europa. Non è così, perché l’Europa non offre alcuno spazio libero da occupare, o qualche richiesta di braccia da lavoro; o, ammesso ce ne siano sui barconi, di lavoratori qualificati. Chi azzarda paragoni con lo spopolamento che precedette la caduta dell’Impero d’Occidente è un dilettante di storia e che non sa quello che dice. Né ho visto sbarcare uno Stilicone o un Teodorico.
3. A parte qualche sfruttamento temporaneo di fatica come a Rosarno, i “migranti” non trovano alcuna occupazione. Da ciò, i parcheggiatori abusivi e stuoli di mendicanti, o passeggiatori dall’alba alla notte.
4. Si aggiunga un fatto psicologico che viene, generalmente, dimenticato, ed è la frustrazione: letteralmente, senso della propria inutilità (“frustra”); mentre qualche scafista manuale (o scafista ideologico!) aveva promesso loro non solo comoda felicità, ma anche integrazione in un mondo ricco e beato e accogliente anche al femminile. I buonisti, persino quelli che per abito dovrebbero essere soprattutto metafisici, pensano seriamente che a un essere umano basti mangiare e “fuggire dalla guerra” per stare bene con se stesso; e non è così. Pensatela come volete, ma di solito chi “fugge” e abbandona la propria patria a tagliagole tipo ISIS o Boko Haram, l’autostima gli cade sotto i piedi, molto sotto i piedi, quando si guarda allo specchio la mattina.
5. Né dimentichiamo l’enorme giro di soldi e il loro dilagare sia legale sia illegale sia paralegale, in un’immane zona grigia in cui si mescolano ex benefattori, politicanti e mafia. Isola insegna, ma attenti che è solo un caso, e ne spunteranno altri a decine, dalle misteriosi navi ai CARA eccetera.
Per tutte queste e altre ragioni, l’immigrazione è un gravissimo errore e per noi che la subiamo e per l’Africa che perde persone e potenziale produzione. Serve un grande piano di utilizzazione delle risorse, per consentire agli Africani di restare dignitosamente a casa loro. Lo stesso per l’Asia.

Quanto alla guerra, facciamo un ripasso. Non c’è nessuna guerra in quasi nessuno degli Stati da cui provengono i “migranti”. È in atto l’assurda strage della Siria, che però sarebbe già finita se qualche mano pendula occidentale e democratica non aiutasse sottobanco i sedicenti “ribelli moderati. Quanto alla Nigeria, l’annientamento di Boko Haram sarebbe una faccenda ben poco impegnativa, per una forza europea.
Ecco il problema: nell’espressione “forza europea”, la sola cosa reale è l’aggettivo, nella più totale assenza del sostantivo, la forza; manca la forza militare, perché ci sono i fucili e i cannoni, ma hanno il vizio di non sparare da soli; manca soprattutto la forza politica, in un’Europa che non è manco capace di risolvere ordinari e paciosi problemi economici, figuratevi se fa la guerra in Nigeria!
Intanto Macron e Gentiloni dicono di voler aprire campi in Africa: oggi è 22 maggio 2017, e me lo segno; vedremo se e quando li aprono.
Un’appendice che solo in apparenza non c’entra: che notizie mi date del cimitero di Corbelli?

Ulderico Nisticò


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