Ancora in Calabria ci sono lavoratori trattati come servi


lavoroNegli anni 60 l’emigrazione dei cittadini calabresi ha segnato fortemente la spoliazione del nostro territorio. Sono tantissime le famiglie che hanno messo radici nelle regioni del nord e i loro ceppi sono scomparsi dall’anagrafe dei nostri comuni. Oggi i giovani disoccupati, con una o più lauree in tasca,  guardano agli stati europei come possibili sbocchi lavorativi e di futuro e forse, ben presto, ci ritroveremo con una nuova ondata di emigrati che porteranno con se non solo le conoscenze ma, soprattutto, le economie spese dai loro genitori per investirle in paesi lontani dalla nostra terra.

Analizzando da vicino il mondo del lavoro possibile, nella provincia di Reggio Calabria, ci troviamo di fronte ad aspetti incomprensibili di diritti negati facilmente collocabili al periodo storico del 900. Allora come oggi, le lavoratrici e i lavoratori, sono trattati come servi: a fronte di doveri senza limiti e con diritti pari a zero.

Questi aspetti di un altro secolo, riguardano la quasi totalità dei dipendenti dell’impresa di pulizie presente sulla piana di Gioia Tauro negli Ospedali, uffici e servizi dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria.

I fatti narrati da queste operarie e operai, con novizia di particolari nonché da quanto si legge nelle buste paga e dai turni di servizio, ci consegnano uno spaccato alquanto inquietante. Il lavoro a schiene curve e teste basse, determinato dalle paure di essere licenziati è contornato da mancati riposi settimanali, da lavoro straordinario non retribuito, turni di servizio notturno e festivo pagati come normale attività quotidiana, accumulo di ferie degli anni precedenti superiori a 40 giorni, ecc. ecc.

Eppure, la quasi totalità delle lavoratrici e lavoratori sono sindacalizzati ma, il loro rappresentante sindacale forse si trova in difficoltà ad affrontare il tema dei diritti.

Tuttavia è indiscutibile la consapevolezza da parte del datore di lavoro dello stato di disagio di queste madri e padri di famiglie, purché manifestato e denunciato più volte all’indirizzo del referente territoriale ma, alle tante richieste di diritti la risposta era sempre la stessa: ”pensate a lavorare e non ad altro”. Quando qualcuno tentava di controbattere si ritrovava la punizione dietro l’angolo sotto forma di trasferimento o altro. Addirittura, a fronte di diritti palesi, come quello attinente gli assegni familiari, venivano date risposte del tipo: “non devi fare nessuna domanda perché non ti toccano”. Soltanto adesso queste lavoratrici stanno presentando le domande per recuperare gli importi spettanti negli ultimi 5 anni. Anche in questo caso la tutela sindacale non è stata brillante.

Di tutti questi problemi, il S.U.L.P.I., si sta facendo carico ed ha avviato un’attenta ricognizione attraverso l’ascolto e l’acquisizione di documenti probatori per ogni singola lavoratrice e lavoratore, per poi preliminarmente, informare la Direzione dell’impresa di pulizie e contestualmente la nuova ditta vincitrice dell’appalto e la Direzione dell’ASP di Reggio Calabria, promuovendo tutte le iniziative utili a far cessare lo stato di sofferenza di tante brave persone che lavorano in silenzio e devono pretendere i loro sacrosanti diritti.


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