Ancora su Càscina e i medici


 L’uscita della signora sindaco leghista di Càscina sui medici ha scatenato le ire funeste di internet, e, immagino, altrove. Ho letto di tutto, e, nel mio piccolo, dopo il pezzo di ieri sono stato ingiuriato in tutti i modi rozzi e non. Una gentilissima amica mi ha spiegato le vicende di Democede di Crotone, da lei conosciute di quarta mano, e mi costrinse a farle notare che io, per ragioni professionali, le ho lette nel 1970 nel greco di Erodoto; ma che il valente medico – ed io potrei aggiungere Alcmeone, e Senocrito, e i più recenti Valeo, e Tommaso Cornelio, e, per non scordare gli animali, Bruno da Longobucco – e che Democede la Magna Grecia sono finiti 750 generazioni or sono. Un amico pugliese, per altro medico, mi ha sbattuto in faccia che a Pisa, ultimamente, si è rotto non so quale macchinario!

 Ho letto di tutto, tranne una risposta seria. Ai Meridionali, infatti, non interessano le cose, ma le parole; e quando non hanno fatti, si contentano di ogni sciocca superbia. Leggete il romanzo del Verga, quello di Gesualdo Motta che, per farsi chiamare don invece di mastro, rovina con le proprie mani una laboriosissima e vita, per altro coronata dal massimo successo, e ricchissima non di ridicole chiacchiere ma di soldi veri.

 Tutti hanno fatto finta di non capire, cavandosela con generiche lamentele di razzismo. Ora, la a me ignota cascinese, e in genere gli “altri”, non dicono che i Meridionali sono meno “intelligenti”: anche perché il concetto di intelligenza è molto variegato, indefinibile. Esempio: senza dubbio Platone è tra i massimi filosofi della storia, e grandissimo poeta in prosa; però, se voleva salire sul Partenone, gli toccava a piedi, non disponendo né lui né la sua ipercivile Atene, nemmeno di una scassatissima Ape Piaggio di ventesima mano.

 Questo non significa che il produttore di Ape sia più intelligente di Platone, ma che il sistema greco era diversissimo dal nostro, e tecnologicamente primitivo, tranne che nelle cose inutili, in cui eccelleva. Come mai, ne parliamo un’altra volta. Anche le campagne attorno a Celico, e quelle vicino a Firenze, brulicarono di persone molto più intelligenti di Gioacchino o Dante, però non scrissero niente, e non profetizzarono niente. A parte che sia Dante sia Gioacchino profetizzarono sì, a vario titolo, però non ne hanno imbroccata una!

 Allora, il problema non è se il dottor Tizio di Soverato sia o meno più intelligente del dottor Caio di Pisa, spesso originario di Soverato; è che Caio lavora in un sistema efficiente, e Tizio no.

 Vale per tutte le professioni. Se oggi un meccanico volesse lavorare a orecchio come facevano i nostri grandi degli anni 1930-60, fallirebbe subito, di fronte all’elettronica ormai unica dominante. Si deve comprare un computer. E anch’io, se scrivessi a mano questo pezzo con la mia pessima grafia…

 Insomma, servono strumenti, e saperli adoperare. Se viene inventato un aggeggio sanitario nuovo, non serve un medico “intelligente”, ma uno diligente, che frequenti un corso, s’impratichisca dello strumento, e compia così un salto di qualità per se stesso e per il reparto: infatti, un medico bravo può divenire anche maestro. Ma se l’aggeggio non c’è…

 Perché non ci sono soldi? Ma no, se l’80% del bilancio regionale se ne va in sanità. Ma sappiamo bene che nelle elettoralistiche e assistenzialistiche “piante organiche”, poi “ampliate”, la sanità ha imbarcato eserciti di giardinieri, guardarobieri, genieri, alabardieri… Tutti stipendi, tutti voti per qualcuno; e ognuno degli artiglieri e gioiellieri fu un campo, fu una bottega che chiuse! Ma oggi non ci sono soldi per la medicina e per le attrezzature, dovendo pagare i bombardieri e i fontanieri.

 Io non credo che altrove siano più onesti, anzi… Ma vivo in Calabria, e di questa mi devo preoccupare, non se rubano anche a Vigevano: dove sicuramente rubano, però la telecamera microscopica ce l’hanno, e noi no.

 Che poi i medici di Crotone nel VI secolo a.C. fossero bravi… ma lo erano anche i medici etruschi, e quelli egiziani. Erano, furono: voci passate del verbo essere. Proviamo un attimino a smettere con la fandonia del nonno barone e alla trisnonna Magna Grecia, e badiamo al presente, che è grigio, molto grigio.

 Con i medici di 2500 anni fa, e con la superbia, non si va da nessuna parte. Anche il commercio di Soverato era tra i più attivi del Meridione, e oggi se uscite sul corso la sera vi viene il magone e l’agorofobia da deserto!

 Anche Lapalisse, un quarto d’ora prima di morire era vivo!

  È ora di finirla con libercoli alla Pino Aprile, che hanno illuso di ricchezze che furono, e solleticano la vanagloria infantile con felicità che saranno alla Pino Soriero. Prima di qualsiasi cura, viene la diagnosi; e la diagnosi si fa sulla verità, non sull’incoscienza del malato di stare benissimo; e o sulla ridicola consolazione che è malato anche uno di Cuneo o di Tokyo!

 Servono pochi e moderni ospedali, e molte ambulanze del 118; servono medici aggiornati e attrezzati; e personale ausiliario adeguato. Non servono primari elettorali e politicanti che li creano, anzi creano il reparto per nominare il primario; e tanto meno servono cartacce e passacarte.

 Servono innovazioni, non conservazioni e “l’ospedale non si tocca!”. Ma chi ne discute? I politicanti parlano, ma si sente che hanno altri scopi che la salute. I medici, che dovrebbero parlare, tacciono. L’opinione pubblica è oppiata; e qualche disgraziato se la piglia con Garibaldi, invece di pigliarsela con il Regno delle Due Sicilie che lo lasciò fare il suo comodo.

Ulderico Nisticò


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