Riassunto: l’edificio abbandonato tra Lungomare e via San Giovanni Bosco è chiamato Quarzo (U Quarzu) da chi a Soverato viveva già molto tempo fa; Comac dai meno anziani; niente da chi passa distrattamente.
Era, nel 1937, un’azienda che lavorava il materiale delle cave di Davoli, portato a mano fino a una teleferica che lo conduceva all’allora stazione Calabro-Lucana Satriano-Davoli; da lì in treno a Soverato, affidato alle robuste braccia della Carovana; trattato per raffinarlo, il prodotto veniva avviato a un pontile (ne restano le foto; e una piccola traccia di binario), per raggiungere varie destinazioni, e in particolare la Richard Ginori di Pisa. Altri tempi, altro lavoro, altra occupazione di tantissimi addetti.
Non si saprà mai perché tutto finì già negli anni 1950, e si raccontarono molte versioni del triste avvenimento: senza prove, taccio. Ebbe sede, anni dopo, la ditta CO[mmercio] MA[teriale] C[ostruzioni].
Nuovamente rimasto in abbandono, tranne l’aver asportato la copertura in eternit, iI Comune di Soverato non si curò di acquistarlo: occorrerebbe conoscere la data, per sapere quale sindaco additare al pubblico ludibrio; spero l’interessato si vergogni.
Poteva pensarci la Regione Calabria, ma conosciamo tutti, e ne ho scritto ieri, quanto sia inetta la Regione Calabria, e quante tonnellate di denaro dal 1970 abbia rimandato indietro per incapacità di spesa.
Poteva trovare qualche chilo, no? A parte l’umoristica idea di un albergo di superlusso megagalattico, in realtà la licenza era per STRUTTURE RICETTIVE, che significa appartamentini, e non a 5 stelle, ma nemmeno a un asteroide che abbia smarrito la cosmica strada: balneazione di massa.
Il Quarzo è attualmente proprietà privata; ed è in atto un contenzioso sul quale non ho da dire, se non questo: il Comune dovrebbe farsi dare dalla Regione qualche spicciolo del PNRR (di cui, ribadisco, la sonnolenta Cittadella ha speso finora un tisico 23%!!!); offrire un prezzo congruo per l’acquisto; e decidere cosa farne. Quando era in comodato d’uso, abbiamo fatto molto: io, del teatro di strada e di qualità.
La mia proposta è nota, ed è una struttura pubblica di ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE, polivalente: centro congressi, sale per le associazioni (quelle vere, non quelle create il giorno prima!), luogo di ritrovo…
…la Biblioteca comunale, su cui prima o poi tornerò; l’Archivio comunale e gli archivi privati su cui ho attirato, anche con atti formali, l’attenzione del Comune, ma il suddetto Comune se ne sta palesemente impipando…
A proposito: l’opposizione dorme il sonno di Endimione, di cinquant’anni? ma no, quello di Aligi. Documentatevi.
Ulderico Nisticò