Come si vede che hanno abolito la materia Educazione civica, e, secondo me, anche di Diritto non c’è abbondanza. Da certe cose che ho letto, e sentito, c’è chi pensa che la monarchia sia quando comanda solo il re, e invece la repubblica… Ovvero, ignorano, molti, cosa sia una monarchia costituzionale, e quante repubbliche siano state invece e siano delle dittature o tirannidi. Ieri, 2 giugno, la Gran Bretagna, sempre presentata, o spacciata, per modello di democrazia, celebrava la regina e la monarchia, ben sapendo che, se cade la Corona, cade la Gran Bretagna. Lo stesso per il Belgio, che è tenuto assieme solo dalla dinastia.
Fino al 2 giugno 1946, l’Italia era una monarchia: però mi pare che tantissimi manco lo sappiano. Il 17 marzo 1861, il re di Sardegna, Vittorio Emanuele II di Savoia, venne proclamato re d’Italia; gli successe, nel 1878, Umberto I; a questi, nel 1900, Vittorio Emanuele III, che regnò formalmente fino al 1946; e, per meno di due mesi, Umberto II. Poi successero tante cose che qui non possiamo narrare o facciamo notte, il referendum sancì, di stretta misura e manco tanto limpidamente, la forma repubblicana. Tutto qui; e, nel dubbio, l’articolo 139 della vigente costituzione vieta esplicitamente di ripensarci, magari con un altro referendum. Del resto, per fare una monarchia ci vorrebbe un possibile re, e noi, nel 2022, ne siamo scarsi.
Nelle Isole britanniche sperimentarono la repubblica, decapitando, nel 1649, re Carlo I; ma si rivelò la feroce tirannide di Cromwell, e, morto quello, richiamarono gli Stuart; poi, nel 1714, l’unico parente protestante reperibile, il tedesco Giorgio di Hannover, da cui discendono gli attuali, poi chiamatisi Windsor. Fu ed è sotto questa dinastia che la Gran Bretagna attraversò la rivoluzione industriale del XVIII secolo, le guerre napoleoniche, le conquiste coloniali, due guerre mondiali, l’Europa e la brexit. I sudditi venerano la monarchia, anche se non mancano mai di avvolgerla di quella passione inglese che è il pettegolezzo: cui gli Hannover Windsor offrono a ogni generazione inesauribile materia. Di repubblica, manco a parlare, almeno finché vivrà Elisabetta. Vi ricordo che i Beatles, dopo aver inondato il mondo di inni pacifisti e democratici, si fecero nominare sir, ovvero baronetti. Né possiamo dimenticare che l’UK ha una camera elettiva, ma anche una dei lord, dove siedono i feudatari, con qualche aggiunta. Insomma, istituzioni medioevali.
Quella italiana era una monarchia costituzionale di modello napoleonico, con l’evidenza però che, sotto Napoleone e parenti tipo Murat, la costituzione era una squallida chiacchiera; mentre l’Italia unita era retta dallo Statuto Albertino del 1848. Questo era subito degenerato in parlamentarismo e partitismo; e i re poco e nulla fecero per rivendicare quei poteri che pure lo Statuto assegnava loro. Più o meno come quasi tutti e quasi in tutti i casi i presidenti dal 1946: vi basta l’esempio dello scandaloso CSM nel mutismo più totale di chi aveva i poteri per intervenire, e se ne guardò bene? Elisabetta, a parte gli acciacchi, sarebbe montata a cavallo per assumere, alla testa delle truppe, adeguati provvedimenti; e il popolo britannico non avrebbe trovato da ridire altro che i soliti curiosi vestiti della regina, per tutto il resto inneggiando.
Insomma, ci sono monarchie che funzionano e repubbliche che no. E anche viceversa, e se una monarchia non va bene, cade o la si depone. Successe a mezza Europa: Portogallo, Francia, Ungheria, Romania, Bulgaria, Grecia… oppure si richiama il re, come in Spagna.
Non ci sono governi buoni per tutti tipo “esportazione della democrazia” di amerikana memoria, ma, insegna il Vico, “i governi devono essere conformi alla natura dei popoli governati”.
Ulderico Nisticò