Ancora sull’economia di Soverato


soverato_corso1 Ho ricevuto numerose attestazioni di consenso al mio pezzo sulla decadenza economica di Soverato, e decadenza in genere. Vedete, lettori: natura vuole che siano gli occhi a mandare al cervello le informazioni su ciò che vedano; altri fanno il contrario, cioè vedono quello che pensano, che piace loro vedere, e sono gli ottimisti perlacei di cui ancora fa mostra Soverato. I più, però, hanno capito: le cose vanno male. Se non vi bastano i cartelli Fittasi, Cedesi, Vendesi, passeggiate una sera qualsiasi sul corso verso le 19, e conoscerete cosa sia l’horror vacui, detto anche agorofobia.

 Un po’ di storia. Dal 1800 circa, non è che Soverato fosse la migliore località costiera: era l’unica, almeno fino agli anni 1980. Non è che i negozi di Soverato fossero i migliori: erano gli unici, almeno fino agli anni 1980, e nei paesi ci si serviva di qualche piccolo spaccio polivalente. Ora fatevi un giretto in tutto il territorio, e ne vedete supermercati…

 Si aggiunse il turismo: ma questa attività è oggi ridotta a un paio di settimane.

 Tutti dozzinali, tutti da mercatino: è vero; ma, con qualche rara eccezione di qualità, sono da mercatino anche quasi tutti i negozi di Soverato; con l’aggravante che il mercatino è divertente, e uno ci va pure per incontrarsi e curiosare.

 Né giovano le eventuali occasioni “per far venire gente a Soverato”. Infatti: a) tutti i paesi organizzano occasioni “per far venire gente a X”; b) chi viene a svagarsi non va per negozi.

 Nei negozi si va se si ha bisogno di qualcosa, se questo qualcosa c’è (pietose sono le scuse “l’ho finita proprio ieri… mi deve arrivare”), se il prezzo è quello giusto. Nessuno compra perché la vetrina è più o meno bella. E anche su questo…

 Ecco le chiusure. Prevengo l’obiezione che i fitti sono cari; vero, ma lo erano anche un tempo, eccome; e si pagavano allegramente. Un commerciante solido e attivo se ne impipa di 200 € più o meno; se uno deve combattere con i 200 € mensili, fa meglio a chiudere. Infatti…

 E allora, che facciamo? Io terrei una bella riunione, con il seguente odg: 1.Punto realistico sulla situazione; 2.Ristrutturazione del commercio, ripensandone la quantità (troppi negozi sono un errore storico), e soprattutto la qualità.

 Niente punto 3, cioè varie ed eventuali. Anzi, guai a varie ed eventuali, cioè a chi venga alla riunione per parlare di Pitagora o dei Templari o degli sbarchi di Ulisse, o della metafisica dell’essere. Di chiacchiere Soverato ha le tasche piene.

 Pertanto occorre che a dirigere la riunione sia io, proprio io, e solo io; perché solo io? Perché solo io sono così spudorato da imporre le seguenti regole:

  • Nei giorni precedenti, distribuzione a tutti i commercianti di schede di adesione da consegnare il giorno della riunione, con prenotazione di eventuale intervento e argomento del medesimo;
  • Inizio riunione una domenica h. 09 per la consegna delle dette schede e organizzazione dei lavori;
  • Inizio dei lavori h. 09.30. Attenzione, non “verso le nove e mezza” che poi si fanno le undici e a mezzogiorno si pranza, ma h. 09.30 esattamente d’orologio: ci fossi anche io solo, io inizio;
  • Dopo le 09.30, non si accetteranno adesioni: chi arrivi in ritardo, peggio per lui;
  • Da quel momento, spegnimento dei cellulari, e non in silenzioso: spenti!
  • Interventi di minuti 05.00 esatti. Chi usa i cinque minuti per spiegare i motivi a seguito dei quali sarà breve, e giù sorrisi, o esprimere un parere sulle sorti calcistiche del Crotone o su non meglio definiti “valori”, al 300mo secondo gli tolgo la parola: prendetemi alla lettera. Spiegazione: chi ha qualcosa di serio da dire, cinque minuti gli bastano e avanzano; è chi non ha niente da dire che sproloquia due ore di Perle e perline, e, ovviamente, non sappiamo che farcene; io, in particolare, non ho tempo da perdere per sentire sfaccendati;
  • La predetta regola vale per chiunque, e quando dico chiunque, intendo dire chiunque, politico o commerciante o il re Creso in persona che sia; e serve proprio a scremare gli interventi: fidatevi. Trattasi di riunione, non di passerella;
  • Dagli argomenti sono rigorosamente esclusi cenni alla politica cittadina: non è una campagna elettorale pro o contro;
  • La riunione si concluderà con un pubblico documento approvato dai presenti, esclusa ogni delega; chi è andato all’aperitivo, non vota.

 Secondo voi, si terrà mai una simile riunione? Ovvio che no.  

Ulderico Nisticò


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