Se un fanciullo diligente della Media venisse oggi, nel 2025, interrogato sulla Cecoslovacchia, penserebbe giustamente di avere a che fare con un professore ignorantello di geografia, e di storia del XIX secolo.
E anche voi, amici lettori, consultate una carta d’Europa 2025, e non troverete nessuna Cecoslovacchia, bensì, da quelle parti, una Cechia (poco fa Repubblica Ceca) e una Slovacchia, che sono due Stati indipendenti. E ciò non data, come qualcuno o crede o vuol far credere, dal bieco 1938, bensì dal tranquillo 1992; e, a parte un mio articolone sul Secolo d’Italia, i giornali ne diedero notizia con un trafiletto.
Per farla breve, la Cecoslovacchia, nata in maniera raffazzonata e con atti di guerra contro l’Ungheria e contro i Tedeschi dei Sudeti (quattro milioni di Tedeschi sul totale dei tredici dell’arlecchinesco Stato); dissoltasi con qualche scossone nel 1938; era stata rimessa a forza dall’occupazione sovietica del 1945, ripetuta da carri armati russi nel 1967 dopo uno strambo esperimento di impossibile “comunismo dal volto umano”: alla fine della vendemmia, levatisi di torno sovietici e comunisti in generale, la fantasticata Cecoslovacchia del 1919 e del 1945 di sciolse da sola. Per quanto precede, della due volte abortita Cecoslovacchia sarebbe meglio non parlare, a scanso di magre figure.
Un’altra incursione nella storia riguarda il 1941, a cominciare però dal 1939. In quell’anno, il Terzo Reich tedesco e l’Unione Sovietica stipularono un patto di non aggressione, e poco dopo, scoppiata la Seconda guerra mondiale, si spartirono la Polonia; più esattamente, l’URSS recuperò vasti territori persi con la guerra del 1921; e, appunto, abitati da etnie russe o bielorusse. Cessarono, in questi frangenti, Estonia, Lettonia e Lituania, nate, con diversi problemi, verso il 1920, e di cui un’altra volta se è il caso.
Nel giugno del 1941 la Germania sferrò un attacco all’URSS. Qui calza la vicenda napoleonica del 1811, conclusasi nel disastro. La Germania, secondo alcuni, temeva un attacco sovietico; secondo altri, aveva mire territoriali. Si combatté, con alterne fortune, fino al 1945, quando l’URSS giunse sull’Elba; annesse Estonia, Lettonia, Lituania; e di fatto Germania Est, Polonia, Cecoslovacchia (vedi sopra), Ungheria, Romania, Bulgaria.
Questi i nudi fatti. A proposito, e come ha rilevato l’attuale Russia ieri 14 febbraio, dal 10 giugno 1940 all’8 settembre 1943 (e sorvolo sui venti mesi seguenti) l’Italia era alleata della Germania, e, per quanto riguarda la Russia, inviò prima un Corpo d’armata (CSIR) poi un’Armata (ARMIR), e a combattere CONTRO i Russi. Russi che, a quanto pare, non lo hanno dimenticato, anzi ci rinfrescano la memoria un tantino obnubilata.
Per queste e molte altre buone ragioni, sarebbe prudente andare molto piano con i riferimenti storici.
Ulderico Nisticò