Anp Catanzaro Scuola: la “nuova” ordinanza regionale, sconcerto e protesta dei dirigenti scolastici


L’ANP Struttura di Catanzaro esprime il proprio sconcerto e una vibrata protesta nei confronti del Presidente F.F. della Regione Calabria firmatario dell’Ordinanza Regionale n. 4 con la quale, a meno 36 ore dalla riaperture delle scuole,  ritiene di “imporre” nuovi catenacci per la ripresa dell’attività didattica in presenza prevista per il 1 febbraio 2021.

L’Ordinanza n. 4, oltre a mettere inopinatamente in discussione “l’autonomia organizzativa” delle istituzioni scolastiche, ricorrendo ad una “legislazione creativa” dà vita, all’interno di un provvedimento,  ad un nuovo termine giuridico “la raccomandazione”.

Sommessamente, anche per sdrammatizzare, l’ANP di Catanzaro fa presente al Presidente Spirlì che all’interno delle istituzioni scolastiche vige ancora, e per fortuna, il principio del merito e del diritto, pertanto, le “raccomandazioni” che sono usate e abusate in altri contesti della società civile, non vengono prese in considerazione.

Speriamo che il Presidente Spirli abbia piena consapevolezza del dato inoppugnabile che i dirigenti scolastici della provincia di Catanzaro, come tutti i colleghi calabresi, hanno trascorso questa ultima settimana, come tutte le altre da marzo 2020 ad oggi,  dopo i provvedimenti governativi  (DPCM del 14 gennaio) e regionali (Ordinanza n. 1 del 5 gennaio 2021) e dopo aver fatto innumerevoli riunioni fiume con i vari staff di presidenza, con gli OO.CC., anche ad orari e con turni di lavoro improponibili ed inimmaginabili per la politica, ad organizzare,  con encomiabile senso del dovere e spirito di abnegazione,  al meglio la tanto agognata ripresa dell’attività didattica in presenza a far data dal 1 febbraio 2021.

Lascia sgomenti ed amareggiati constatare come il lavoro serio, professionale, meritorio dei dirigenti e delle scuole calabresi venga ancora una volta, non solo e non tanto tenuto in alcuna considerazione, ma calpestato dalla politica e dagli organi di governo.

L’Ordinanza n. 4 della Regione Calabria, al di là del larghissimo uso del “copia e incolla” rispetto ad Ordinanze di Regioni limitrofe che presentano situazioni sociali, ambientali, geografiche, economiche,  aggettivamente “diverse” rispetto alle variegate realtà calabresi, oltre a gettare nel caos tutte le scuole secondarie della Regione Calabria, contiene solo una novità degna di qualche interesse: “il limitare la didattica in presenza a non più del 50% della rispettiva popolazione studentesca”, il che consente, forse, ordinanze prefettizie permettendo, alle scuole di eliminare il tanto discusso ed improponibile doppio turno di entrata e di uscita.

Vogliamo leggere questa disposizione, da sfegatati sostenitori quali siamo dell’autonomia organizzativa delle scuole, come una possibilità, seppur minuscola ma importante, di poter decidere, appunto in autonomia e secondo le concrete condizioni organizzative di ciascuna scuola e i vincoli a cui esse sono sottoposte, almeno la quota di “sopportabilità” della presenza degli studenti.

Infatti, è pur vero che, con le limitazioni e i distanziamenti imposti dalla pandemia, molte delle nostre scuole non sono in grado di garantire una presenza superiore al 50%.

E vogliamo anche intendere che per “popolazione studentesca” ci si possa riferire al numero delle classi invece che al numero degli studenti, che comunque, è il caso di precisare, non sono la stessa cosa.

Altro punto fortemente destabilizzante per l’autonomia delle istituzioni scolastiche,   va individuato nella “raccomandazione”  di assicurare la cosiddetta “libertà di scelta” delle famiglie sulla scelta della DDI.

Siamo francamente sconcertati, ma dovremmo meglio dire indignati, da questo balletto di disposizioni, da queste continue ed improprie “invasioni di campo ed entrate a gamba tesa” che demanda ai dirigenti un ulteriore impegno:  richiedere ai genitori l’espressione della loro volontà.

E, infine, ciliegina sulla torta, non è riconosciuto alla scuola alcun potere decisionale in merito alle motivazioni della richiesta della DDI . Il che significa che saranno possibili ripensamenti in corso d’opera da parte delle famiglie, con tutte le conseguenze sulle variazioni del tasso di presenza a scuola che mettono in pericolo l’intera “sudata e sofferta” organizzazione predisposta; non soltanto, ma in caso di dinieghi da parte dei dirigenti è prevedibile che vi sarà da dirimere un numero indefinito di contrasti e contenziosi tra famiglie e gli stessi dirigenti, con ulteriore aggravio di lavoro a carico di questi ultimi, che di tutto si potranno occupare tranne che di dirigere quel poco che resta di un’ordinata attività scolastica.

Complimenti! Bel risultato per chi sbandiera ogni piè sospinto, almeno a parole, la necessità di rafforzare l’alleanza fra scuola e famiglie, tra scuola ed enti locali!
Non ci stiamo lamentando qui, corporativamente, dell’ennesimo surplus di lavoro, ormai ci siamo abituati e il lavoro quotidiano fa parte del nostro DNA, ma del fatto che con l’ultima di queste ripetute piroette si stanno definitivamente inviando tanti cari saluti alla stabilità dell’organizzazione e dell’offerta formativa delle scuole, da esse faticosamente perseguite fino ad oggi.

E speriamo di non essere pure additati, in qualche eventuale post sui social, di voler sabotare l’ordine costituito.
Cosa avremo dopo il 1 febbraio? Chissà. Speriamo si sia toccato il fondo oggi.
Tutto qui, e chiediamo scusa al Presidente Spirlì, se è poco.
Il comunicato potrebbe finire qui, avendo esaurito i contenuti fondamentali della presente e tormentata vicenda delle scuole calabresi in balia delle Ordinanze Regionali e Prefettizie all’epoca della pandemia in Italia.

Ma la tentazione di argomentare ulteriormente su di esse è forte e quindi proponiamo, senza che chi legge si senta obbligato a proseguire, qualche rapida e sintetica riflessione:

1. anche nelle scuole catanzaresi del primo ciclo sta prendendo piede la discutibile “libertà di scelta”, da parte delle famiglie, se mandare o non mandare i propri figli a scuola, con la conseguente variabilità e imprevedibilità della frequenza scolastica;
2. la nuova ordinanza sembra affossare pure un principio di buon senso di assicurare almeno una parvenza di stabilità alla frequenza scolastica, che la scelta, una volta che fosse esercitata, non potesse essere più cambiata. L’Ordinanza in merito non chiarisce.

3. non vorremmo che la “libertà di scelta” divenisse per analogia, e il rischio è latente, un diritto diffuso il cui esercizio fosse poi preteso dalle famiglie anche per altre fattispecie e momenti della vita e dell’organizzazione didattica delle scuole, che dovrebbero essere invece saldamente nelle mani delle scuole stesse, dei loro organismi collegiali e dei dirigenti. Si potrebbero fare numerosi esempi, dalla formazione delle classi alla valutazione degli alunni, ma lasciamo il completamento di questo elenco appena abbozzato alla fantasia di chi ci legge. Non vogliamo certamente essere additati come coloro che comprimono il diritto alla partecipazione dei genitori alla vita scolastica, essendo i propugnatori della partecipazione democratica; ma ricordiamo che esso deve essere esercitato nei modi e nelle sedi opportune, previsti dagli ordinamenti e assicurati dalla presenza dei genitori stessi negli organi collegiali scolastici. Altra cosa è, invece, la gestione della scuola che, fatte salve le competenze degli organi collegiali e i criteri generali da essi deliberati, spetta poi esclusivamente al dirigente, inteso come organo dell’amministrazione (per gli amanti delle citazioni giuridiche, si veda l’art. 5 del Decreto Legislativo n. 165/2001);

4. ribadiamo ancora la nostra ferma contrarietà alla ordinanza prefettizia, nella parte in cui, adducendo le difficoltà del trasporto pubblico locale, impone il doppio turno di ingresso e di uscita alle scuole superiori. Abbiamo già esposto il 20 dicembre scorso, in un documento inviato – senza aver ricevuto riscontro o risposta alcuna – al Prefetto ed alla Regione, i numerosi motivi che sconsigliano l’adozione del doppio turno;

5. Chi avesse la pazienza di leggerlo, troverebbe in esso un’esposizione dettagliata delle controindicazioni, degli inconvenienti e dei disagi che il doppio turno comporterebbe, in primo luogo per gli studenti, che sono la nostra prima preoccupazione. In secondo luogo, per le scuole, con la complicazione – ai limiti dell’impossibilità – di gestire orari delle lezioni continuamente mutevoli, in particolare quelli relativi a docenti in servizio in più scuole;

6. ma c’è un’altra e più importante ragione che dovrebbe sconsigliare l’adozione del doppio turno nelle scuole superiori. Come abbiamo detto prima, le scuole potrebbero mediamente garantire un’attività in presenza non superiore al 50% delle classi, e oggi la nuova Ordinanza Regionale consente loro di non essere costrette a superare tale limite. Le aziende che gestiscono i trasporti, che hanno potuto partecipare, a differenza dei dirigenti delle scuole, alle riunioni con il Prefetto per esaminare i problemi poi portati nella ordinanza, fanno sapere che, in caso di frequenza al 50%, o peggio al di sotto, le scuole dovrebbero praticare un orario unico (come nella situazione ante Covid) perché altrimenti molti bus viaggerebbero vuoti. Se è così, perché insistere sul doppio turno visto che – tra l’altro – una diversa soluzione non solo è possibile ma è anzi raccomandabile, anche al fine di non sprecare risorse?

7. infine, non si vedono ancora le annunciate misure tese ad aumentare il livello di salvaguardia sanitaria nelle scuole. Al crash down del tracciamento dei positivi al virus, difficilmente ripristinabile in tempi brevi causa la numerosità dei contagiati, ogni giorno in aumento, dovrebbe seguire un aumento della sorveglianza sanitaria, sia per mezzo di una campagna di esecuzione a tappeto di tamponi per gli alunni, sia attraverso l’immediata e non rinviabile vaccinazione di tutto il personale della scuola.

Su tutto questo e su altri annosi problemi della scuola purtroppo la Regione Calabria tace, e questo silenzio, per noi dirigenti scolastici che della scuola abbiamo fatto un motivo di vita e di riscatto sociale, diventa assordante ed insostenibile.

Il Presidente ANP
Struttura Provinciale di Catanzaro
Domenico Servello