Premessa: se per ogni convegno, marcia e libro antimafia fosse stato arrestato uno, no, mezzo mafioso, le mafie sarebbero scomparse anche dal più nascosto buco dell’Aspromonte. Non c’è dubbio, se i numeri sono numeri, che gli antimafia sono assai di più dei mafiosi: centinaia e centinaia di studenti e professori in favore di telecamere, ragazzi di Locri dal titolo menagramo “Ammazzateci tutti”, osservatori antimafia, registi antimafia, scrittori antimafia, orchestre antimafia… giudici antimafia. E già, i giudici antimafia ci devono essere per forza, sono stati assunti, previo concorso, per questo, per giudicare e reprimere ogni illegalità. Non ci sarebbe bisogno di andarlo a raccontare in giro.
Ma l’antimafia dilaga, generando anche una bella novità, l’anti-antimafia, con i conti in tasca alle varie associazioni etc, che, stando agli anti-antimafia, pigliano soldi. Vero, lo dico da decenni anch’io. Mi pare curioso che il discorso anti-antimafia si faccia in un convegno antimafia, ma che volete, la folla è folla, gli applausi sono applausi.
Folla, non so. Io non c’ero, impegnato a Petrizzi a provare “De Andrè” per il 14; poi a Gasperina a presentare un bel libro, “Nuvole bianche” del giovane Salvatore Riillo. Tranquilli, non è una giustificazione: non sarei venuto manco se fossero venuti a prendermi in lettiga. Ma pigliamo per buona la folla.
Ora aspettiamo il bilancio regionale. La Regione di prima, quella fallimentare di Scopelliti e soci, destinò nove milioni di euro alle passeggiate antimafia; ed ecco i dodici servizi al giorno del TG3 della Terremoto. Ora la Terremoto ce l’hanno levata di torno, grazie a Dio; e speriamo che la Regione investa soldi in cultura sul serio. Senza soldi, niente giornate delle legalità, e così a scuola faranno greco e matematica invece di chiacchiere a ruota libera; niente film con i sottotitoli; niente interviste alla professoressa invasata di turno…
Magari la smetteremo di fornire alibi storici alla mafia, riducendola a quello che è, un fatto delinquenziale in violazione del Codice Penale Rocco del 1930 (roba buona!), e che comporta arresti, condanne, detenzione eccetera. Operazioni di competenza di carabinieri, polizia, finanza e giudici.
E i convegni? “Cum parole”, insegna il Machiavelli, “non si mantengono li Stati”; e tanto meno si arrestano mafiosi.
Ulderico Nisticò