Appello degli Ordini Ingegneri e Architetti di Vibo Valentia al sindaco della città Enzo Romeo


Gli ordini professionali sono stati istituiti per la tutela dell’esercizio della professione e per fornire un contributo importante allo sviluppo razionale e sostenibile del territorio.

A distanza di molti anni dalla loro istituzione (Legge n. 1395 del 24/06/1923) e pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 5 luglio 1923 n. 157) hanno fallito i loro nobili e straordinari obiettivi e principi fino al punto da chiedersi se hanno ragione di esistere, considerazione valida anche per gli altri ordini divenuti “caste” a tutela dei loro privilegi.

Molteplici sono le cause che ne hanno determinato l’irrilevanza nel tempo. Mi limito a citarne alcune. Le innovazioni tecnologiche hanno determinato cambiamenti epocali nel mondo produttivo e progettuale fino a produrre profondi stravolgimenti nelle professioni tradizionali.

Le grandi, piccole e medie industrie si sono dotati di team di tecnici poco remunerati sminuendo l’importanza e l’esercizio della libera professione. La causa principale è tuttavia dovuta alla completa subalternità dell’Ordine Nazionale, di quelli Regionali e Provinciali degli Ingegneri ed Architetti al volere immanentista della politica.

Essi invece di essere una controparte attiva dei politici e dei loro interessi localistici ed elettoralistici sono diventati degli interlocutori muti e silenti ,abdicando di fatto al loro ruolo. Lo scempio del territorio, le grandi speculazioni edilizie, le cattedrali nel deserto sono avvenuti grazie alla colpevole complicità di molti ingegneri ed architetti.

La nota-appello degli Ordini Provinciali Degli Architetti ed Ingegneri di Vibo Valentia indirizzata al Sindaco, dottor Enzo Romeo, va vista in questa ottica. Essa contiene spunti interessanti di riflessione, ma anche una colpevole ammissione dell’inesistenza del loro apporto sinergico nella provincia e nella città capoluogo.

Le critiche rivolte nella nota alle opere di rigenerazione urbana realizzate in questo periodo sono condivisibili e condivise in parte anche dal Sindaco ( Piazza Municipio definita una spianata) e dall’intera cittadinanza .

Una spianata, aggiungo io, senz’anima che non consente la fruibilità del luogo per le manifestazioni che in essa normalmente si svolgevano e che stravolge la visione prospettica esistente. Aggiungo, inoltre, alle tante osservazioni di ordine urbanistico e tecnico già fatte, un’ulteriore osservazione di carattere tecnico.

Le leggi in vigore sulla sicurezza impongono per dislivelli superiori a 50 cm. quali quelli realizzati con i due gradoni sulla Piazza Municipio la realizzazione di un parapetto o ringhiera per evitare il rischio di caduta dall’alto .

Ricercare comunque in questi casi colpe e manchevolezze, che andrebbero addebitate a più soggetti, ad opere già eseguite è esercizio vano dal punto di vista pratico, meno forse dal punto di vista politico .

Una variante in corso d’opera senza aggravio di spesa, se suggerita in tempi utili dagli Ordini Professionali, in una interlocuzione fattiva e propositiva con l’Amministrazione Comunale, avrebbe potuto sanare alcune impostazioni progettuali che denotano la mancata conoscenza dei luoghi , della loro storia e tradizioni e della loro fruizione.

Il coinvolgimento degli Ordini non solo è auspicabile, ma necessario, purché animato da vero spirito di servizio alla comunità e purché recuperi quella autorevolezza da tempo persa. Tempus omnia medetur (Il tempo rimedia a tutto).

Nicola Iozzo