Assunta Almirante, quercia calabrese


 Donna Assunta era l’ultima della sua generazione di camerati. Lo era stata in senso letterale, giacché, originaria di Cirò ma nata a Catanzaro, il 14 luglio 1921, aveva trascorso i primi anni nelle organizzazioni giovanili del Ventennio, assistendo da ormai adulta alla deposizione di Mussolini (1943), e ritenendo, come tutti i fascisti rimasti tali, occupazione nemica quella angloamericana.

 Aderisce al Movimento Sociale, fondato il 26 dicembre 1946, e che si ramificava in tutta Italia, avendo in Calabria una particolare diffusione. Aveva sposato il marchese de’ Medici, ma, dal 1952, strinse un legame con Giorgio Almirante, il quale, tra l’altro, aveva molte amicizie personali in Calabria. Seguirono vicende private, che qui non conta raccontare.

 Era però, Assunta, tutt’altro che limitata a un ruolo privato. Su Giorgio Almirante esercitava una sorta di controllo personale, in specie quando, negli ultimi anni della sua vita, egli mostrò segni di cattiva salute non solo fisica; e di assistenza e amorevolezza. Influiva anche sulle sue scelte politiche e dei collaboratori e sulle nomine di dirigenti di quello che, dal el MSI-DN.

 Fu comune opinione che anche a lei si dovesse la scelta di Fini, prima come responsabile del Fronte della gioventù; poi, al congresso di Sorrento del 1987, segretario nazionale del Partito. Immaginava fosse, tra i giovani emergenti, quello più docile, e del tutto esente, come di fatto era, da problemi ideologici?

 Pochi mesi dopo, Almirante moriva, onorato da un funerale solenne, cui vollero essere presenti anche esponenti di partiti antifascisti, tra cui spiccava Craxi.

 Con la segreteria Fini, la breve esperienza di Rauti, il ritorno di Fini nel 1991, l’influenza di donna Assunta andò scemando. Nel 1994-5 si mostrò contraria alla cosiddetta svolta di Fiuggi e ad Alleanza Nazionale. Diede vita a una Fondazione Almirante e si accostò a gruppi postmissini.

 Questo, per la cronaca, che, come le cronache politiche e partitiche di tutti i tempi e luoghi, può essere fatta di contraddizioni e atteggiamenti discutibili. Ma ciò torna a onore di donna Assunta, la quale avrebbe potuto scegliere un comodo atteggiamento decorativo e sorridente di moglie, poi di vedova; ma, da verace femmina calabrese di sangue caldo, lo rifiutò, e preferì contaminarsi con la storia e con le scelte e le responsabilità; accettando implicitamente di essere giudicata e criticata, e non solo per le faccende politiche in senso proprio.

  C’è, a testimonianza di vita, una sua pubblicazione: Giorgio, la mia fiamma. Assunta Almirante racconta, a cura di Domenico Calabrò, 2005. La fiamma era l’amore; ma anche, forse soprattutto, la Fiamma Tricolore del Movimento.

 Ora le spetta, dopo una vita attiva di più di un secolo, e sempre dedicata all’idea, il meritato “Donna Assunta Almirante, presente”.

Ulderico Nisticò