Augias e la Calabria irrecuperabile


Il linguaggio dei giornalisti è spesso soggetto ad automatismi, tipo “carabinieri prontamente intervenuti”, come se invece potessero prima passare dal bar; “autorità sconcertate”, che ne fa dei mezzi scemi inaffidabili; “paese sotto choc” quando non gliele importa niente a nessuno… A forza di trasmissioni tv, Augias ha sentito dire, e a detto a sua volta, che la Calabria è irrecuperabile.

Ed ecco che i più muti parlamentari calabri protestano a gran voce… con evidente finalità di campagna elettorale. Io, nel mio piccolo, ci voglio ragionare sopra.

Un forestiero, che volete che pensi, quando la Calabria ha mostrato lo spettacolo patetico delle nomine dei commissari alla sanità? E quando si sa che l’Europa ci ha dato due miliardi e mezzo di soldi, e la Calabria ha speso solo il 31%, cioè ha rifiutato anche gli aiuti?

E che deve dire, un forestiero, quando tv e cinema fanno vedere paesi abbandonati finto abitati; e facce da disperati, e traduzione da un finto dialetto… Ah, dimenticavo il buffo corto di Muccino con un’osteria di cinquant’anni fa e un asino di cento!

Se la Calabria mi affidasse il compito di far cambiare idea ad Augias, lo inviterei (a spese della Regione, bene inteso), e gli farei vedere aree archeologiche, castelli, chiese, spiagge, montagne, città e borghi; e, in viaggio, gli parlerei di quell’argomento che il 95% dei Calabresi ignora: la storia; e, a sorpresa, chiamerei la mia Compagnia le Foglie a rappresentare i Normanni; e la Chiave a raccontare il Quarzo con l’industria di quando la Calabria lavorava; e direi qualcosa dei filosofi: è un uomo colto, e sa che senza Telesio, l’Europa… e Campanella non era una sardina con velleità sovversive, ma un sommo pensatore… E magari approfitterei per ricordargli, o spiegargli, che il pensiero di Dante è tratto da Gioacchino, sicuramente nato a Celico, e da Tommaso, molto probabilmente nato a Belcastro…

Il tutto io narrerei in italiano fluente e piacevole, non traduzione del dialetto in piatto italiese; con qualche battuta, qualche barzelletta, qualche aneddoto…

Poi, venuta l’ora della tavola, informerei Augias che in Calabria non esiste “Sono a dieta” o “Questo mi fa male”: e giù pasta al forno, soppressate, pesce, pomodori, peperoncino a pioggia, eccetera; caffè; e ammazzacaffè.

Alla certissima richiesta dell’Augias di trasferirsi definitivamente in Calabria, risponderei che si compri una casa, e faccia domanda di residenza: poi vediamo. Se dovesse chiedermi come regolarsi con le faccende del Codice Penale, lo rassicurerei che in Calabria si ruba dal milione di euro in su; se ha di meno, può lasciare la porta aperta anche di notte.

“Dottor Augias”, aggiungerei: “in Calabria ci sono dei delinquenti; ma il peggiore di tutti loro è un sant’uomo, al confronto delle case farmaceutiche europee di sciacalli e imbroglioni giacca e cravatta, che si fanno i miliardi sui morti per covid, e non mantengono gli impegni per cui prendono valanghe soldi. E chissà se hanno amici a Bruxelles, a Berlino?” Voglio vedere che mi risponde, Augias!

Ragazzi, questo se l’affidano a me. Se invece gli mettono alle costole qualche fanatico antimafia segue cena o intellettuale fintodepresso e dialettofono, Augias piglia il primo treno, e torna a parlare male della Calabria.

Ma la Calabria, dite voi, ne ha di guai? Eccome, e ve li elenco in ordine d’importanza:

1. Pessima qualità della classe politica parlamentare, regionale e comunale. E vizio degli elettori di votarla.
2. Pessima qualità della burocrazia a tutti i livelli, con esasperante lentezza di esecuzione di qualsiasi cosa.
3. Università e scuole diplomifici senza creatività e immaginazione.
4. Arranciatissima disorganizzazione del turismo, unica potenziale risorsa.
5. Poca o nulla produttività industriale, agricola etc.
6. Cultura libresca e piagnona.
7. Ndrangheta.
8. Varie ed eventuali.

Ne abbiamo, di guai. Il più grave, è che siamo abituati a conviverci, con il peggio; e nessuno fa niente per reagire. Tranne, ahahahahahah, che con sdegnate parole.

Ulderico Nisticò