Autonomia? Tutti terrorizzati! Io, no.


 Quanto sono patetici certi meridionalisti della domenica pinoaprilati, i quali ogni giorno lamentano la perdita dell’indipendenza nel 1860 e proclamano rivolta e secessione del Sud… poi, quando si tratta di soldi, diventano più centralisti di Napoleone e Mazzini messi assieme, e fedelissimi a Roma più dei tre Deci!

  Ancora peggio, mentre piangono un’autonomia di Regioni del Nord che ancora non c’è, mostrano di ignorare che la prima Regione autonoma fu la Sicilia, con tanto di decreto di Umberto di Savoia (tra una data e l’altra, non è chiaro se come luogotenente o come re; comunque, nel 1946); e che se la Sicilia volesse applicare il suo statuto, sarebbe quasi uno Stato federato con l’Italia e mezzo indipendente. Fortuna che si contenta di battere cassa. Sono autonome anche Sardegna, Val d’Aosta, Friuli; e, siccome l’appetito viene mangiando, le Province di Trento e Bolzano. Ma com’è che cadete tutti dal pero quasi come i politicanti di Catanzaro di fronte a Medicina di Cosenza? Perché non sapete manco in quale Italia vi trovate!

 I neomazziniani unitari piangono per il criterio della SPESA STORICA. Cadendo dallo stesso pero, dimenticano quanti vagoni di soldi sono arrivati in Calabria dal 1970 e NON sono stati spesi: o potevamo lastricare le strade d’oro con paracarri di lapislazzuli. E non sono stati spesi perché il Meridione, con eccezione rarissima, elegge dal 1861 politicanti di scarto e senza idee; e perché i passacarte sono stai assunti, con rara eccezione, su raccomandazione e con il metodo del meno bravo. Ecco perché non abbiamo speso la spesa storica.

 Evviva l’autonomia, allora, se impareremo a votare meglio; e, detto in generale, a diventare adulti, e non come certi figli di papà calabresi che invecchiano sotto l’ala di papà… no, soprattutto di mamma.

 Per esempio – e cito qui con lode Occhiuto – si sa che la Calabria produce tantissima energia elettrica, tanta tanta di più delle sue esigenze. Ebbene, se autonomia dev’essere, la Calabria si renda autonoma, cioè tanti saluti all’ENEL, e venda la sua energia a chi la paga.

 Per esempio, alla ditta Tramaglino – Mondella di Bergamo, che produce seta dal 1631, e ha bisogno di elettricità e luce. Ragazzi, non è colpa mia se la scuola I promessi sposi ve li hanno spiegati male: sono i discendenti di Renzo e Lucia arricchiti tra una disgrazia e l’altra, e i pronipoti sono plutocrati lombardi, e possono pagarci. A parte che metà dei lombardi ricchi e leghisti sono nipoti di meridionali.

 Ci serve dunque un politico che vada a Roma e dire che, in nome dell’autonomia, da domani niente ENEL. Per fare ciò, occorre la principalissima virtù del politico, che non è, come pensano certi polli, il titolo di studio, ma sono i… baffi. Non so se sono stato chiaro.

 Vogliono l’autonomia? Ebbene, à la guerre comme à la guerre; o, come recita una vecchissima barzelletta che non posso qui narrarvi, quando è guerra, è guerra per tutti.

Ulderico Nisticò