Babele della Chiesa


 Il modo più sicuro per non prendere il covid è stare lontano da chi potrebbe infettarci, e che spesso sembra sano, e invece è imbottito di virus.

 C’è un virus mentale che da decenni si è insinuato anche nella vita della Chiesa, ed è la Babele delle parole. Queste, grazie a contorcimenti dialettici e mentali, hanno smarrito la loro identità, e possono quindi “in un certo contesto” significare qualsiasi cosa e il suo contrario e il suo intermezzo.

 Ci sono alcune parole, nella cultura contemporanea, che traggono facilmente in inganno chi le pronunzia senza prima soffermarsi a pensare al loro ontologico valore: accoglienza, ecologismo, diritti, fraternità e fratellanza, libertà, onestà, pace, società, uguaglianza, umanità…

 Chiedete, per esempio, cosa significhi libertà a un cattolico, un comunista, un democratico, un fascista, un giacobino, un liberale, un protestante, un radicale… otterrete, se sono sinceri, otto risposte intrinsecamente e inconciliabilmente diverse; se invece non lo chiedete, sono tutti ed otto per la libertà.

 E non vi dico la pace, una delle parole più ambigue dell’umana storia, e che ha causato senza dubbio più guerre della parola guerra e derivati!

 Se dunque sorvoliamo sui significati, siamo tutti d’accordo su tutto; di fronte alla prima difficoltà, ci accorgiamo che non è vero.

 Per esempio, se io sono, come sono, organicista, crederò nella comunità, che c’è e ci sarà prima e dopo di ogni individuo; mentre la società è una somma di individui monadi nati per caso, e ognuno per conto suo, e ognuno portatore di un numero x di diritti in crescita esponenziale. Non discuto qui il merito: voglio farvi notare che comunità e società sono due termini antitetici, e se li tratto come sinonimi, finisce che sono d’accordo, per esempio, con la massoneria, il che minimamente non è.

 Ovvio che se io non sono d’accordo con Tizio, comunista o massone o democratico, non vuol dire che gli grido addosso o lo picchio; vuol dire che non sono d’accordo e glielo significo, così restiamo amici; ma non mi può insinuare la solita baggianata “in fondo in fondo diciamo la stessa cosa”. Infatti, non la diciamo.

 Gesù, che non solo era Dio, ma anche uomo, in quanto uomo la sapeva lunga. Leggete con attenzione la parabola dei talenti. Ebbene, a Lui dobbiamo questo aureo insegnamento: “Non chi grida Signore Signore, entrerà nel Regno dei Cieli”. E di gente che grida bontà, umanità e santità, e “qui Curios simulant et Bacchanalia vivunt”, ce n’è a iosa; e chi proclama accoglienza e poi l’arrestano a giusta ragione…

 Insomma, tristi recenti casi dovrebbero indurre ad una profonda riflessione su con chi e su cosa essere d’accordo, e su cosa assolutamente no.

Ulderico Nisticò