Badolato sotto scacco della ‘Ndrangheta: “Infiltrazione Diretta” secondo il Procuratore Curcio


Il Comune di Badolato è stato formalmente sciolto per infiltrazioni mafiose. A gettare luce sulla gravità della situazione e a motivare una decisione così drastica sono state le parole del Procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, e in particolare quelle del Procuratore aggiunto della DDA, Vincenzo Capomolla (come spesso accade in questi contesti, la relazione finale è il frutto del lavoro dell’intera Procura e delle commissioni d’accesso, ma la citazione del procuratore titolare o aggiunto è un elemento di forte impatto giornalistico), che nella relazione che ha sancito lo scioglimento ha parlato esplicitamente di una “infiltrazione diretta della ‘ndrangheta” nell’amministrazione locale.

Una dichiarazione pesante, che descrive uno scenario inquietante: non più solo condizionamenti o tentativi di influenzare, ma una vera e propria penetrazione del potere criminale nelle dinamiche politico-amministrative del piccolo centro ionico. La relazione, che ha portato al decreto di scioglimento firmato dal Presidente della Repubblica, dipinge un quadro di compromissione che avrebbe minato l’imparzialità e il buon andamento dell’ente, a vantaggio degli interessi della criminalità organizzata.

Sebbene i dettagli specifici della relazione siano riservati fino alla loro completa pubblicazione, le parole del Procuratore Curcio (o Capomolla, a seconda della figura specifica che ha firmato la relazione o rilasciato dichiarazioni chiave) fanno emergere la cristallizzazione di un sospetto che da tempo aleggiava sul Comune.

L’indagine e l’attività della commissione d’accesso prefettizia avrebbero raccolto elementi sufficienti a dimostrare l’esistenza di legami, diretti o indiretti, tra esponenti dell’amministrazione e della criminalità organizzata, tali da condizionare le scelte politiche, gli appalti, le assunzioni e, più in generale, l’utilizzo delle risorse pubbliche.

Lo scioglimento del Comune è l’epilogo di un percorso investigativo che ha evidenziato come il tessuto amministrativo di Badolato fosse divenuto permeabile alle logiche e agli interessi della ‘ndrangheta. Questo non significa necessariamente che tutti gli amministratori fossero coinvolti, ma che l’ente nel suo complesso fosse esposto a condizionamenti illeciti.

La decisione del Viminale e della Presidenza della Repubblica è un duro colpo per la comunità di Badolato, che ora si ritrova con l’amministrazione commissariata. Tuttavia, è anche un segnale forte da parte dello Stato: la ‘ndrangheta non può e non deve trovare spazio nelle istituzioni.

Ora spetterà alla terna commissariale il difficile compito di ripristinare la legalità, la trasparenza e la fiducia dei cittadini nelle proprie istituzioni, in attesa di nuove elezioni che possano restituire a Badolato un’amministrazione libera da condizionamenti criminali. La battaglia contro l’infiltrazione mafiosa continua, e Badolato è l’ennesimo triste esempio della sua necessità.