Basta con il politicamente corretto! E, in coda, la cultura di Spirlì


Quando Spirlì emetteva il primo vagito, io contavo già 11 anni ed ero in II media; studiando l’Iliade, trovavo che i morti in battaglia si chiamavano morti, e non “diversamente vivi”; e godevo dunque già di essere indenne dal politicamente corretto. Escludo dunque, per le dette ragioni anagrafiche, di essermi mai ispirato a Spirlì; tanto meno a Salvini, che è nato nel 1973, quando io avevo già finito l’università, il 68 e il militare. Nel 1978, e Salvini stava ancora all’asilo, ero membro del Comitato Centrale del Msi e pubblicavo il mio primo libro politico. A proposito, ne è uscita la seconda edizione. Escludo dunque che Salvini mi abbia suggerito qualcosa.

Alle ultime regionali, mi restavano due scelte: o la Santelli o a casa. In pratica non è così, a casa, perché, con i meccanismi automatici, chi non vota, di fatto vota per qualcun altro. Quanto a Callipo e agli altri due… ma scherziamo? Così ho votato Lega. Non a Soverato, perché le norme elettorali non consentono di votare per il vuoto cosmico.

Insomma, ho tutto il diritto di combattere il politicamente corretto, senza tenere conto del parere di Spirlì o di chiunque altro. Del resto, di linguistica m’intendo per ex mestiere.

Del resto, leggete 1984 di Orwell, del 1949, in cui si teorizza la “neolingua” come strumento di controllo delle menti, per cui il tiranno si chiama Grande Fratello, la guerra si chiama pace etc.

Oh, era già un trucco molto antico: “ubi solitudinem faciunt, pacem appellant”, chiamano pace dove fanno il deserto, disse Calgalo contro i Romani. Esagerato, ma espressivo. Gli Ateniesi giocavano con la parola democrazia, che, secondo gli umori, voleva dire o governo di tutti o governo del popolo basso contro i nobili. Nel Medioevo, e ancora oggi in francese, è quanto mai ambigua la parola “sacro”, che non sempre significa santo, e spesso il contrario: “di costor le sacrate ossa”, Purg. XX.

I creatori di neolingua, però, sono quasi sempre poco esperti di linguistica generale; e non sanno che le parole volano come le farfalle, e cambiano facilmente significato, molto più velocemente di ogni controllo. Quando il fascismo vietò il lei – “guarda dove va a ficcarsi il diritto”, Manzoni – correva la barzelletta che Galilei era diventato Galivoi; ma la guerra del voi durò meno del regime.

Da che mondo è mondo, i presentatori di spettacoli iniziano con “signore e signori, mesdames et messieurs, ladies and gentlemen”, per galanteria; ma quando uscì lo “Statuto delle studentesse e degli studenti”, io invano tentai di far capire che voleva dire esattamente il contrario di quanto pensava l’estensore, cioè, in buon italiano, significava che c’erano regole diverse per fanciulle e fanciulli! E che studenti era sufficiente a far da plurale ad entrambi i sessi. Niente… a parte che lo Statuto cadde subito nelle dimenticatoie e nel dimenticatoio. NOTA LINGUISTICA: Dimenticatoia non esiste; ma nemmeno assessora e sindaca…

Quando Bertinotti divenne presidente della Camera – mi piaceva il suo stile da gran signore comunista reazionario – pronunziò un chilometrico saluto a “calzolaie e calzolai… trovatelle e trovatelli… ”. Una volta sola si è scordato è ha detto solo “i dipendenti”, ad onta delle dipendenti signore, che si saranno offese: ingiustizia sociale?

Mi fermo qui, per comunicarvi che il linguaggio di Spirlì è l’ultimissimo dei problemi della Calabria; e, per quanto mi riguarda, egli può dire nero bianco giallo blu e tutte le sfumature del caleidoscopio; e se uno è nato bantù o svedese, lo chiamo bantù e svedese. Quanto alle tendenze diciamo così personali…. Beh, Caesar subiecit Galliam, Nicomedes Caesarem. Non traduco perché siamo in fascia protetta.

Ora qualche amico penserà che sto difendendo Spirlì. E invece no: io, che, indirettamente l’ho votato, io attacco Spirlì, ma non certo per le sue passioni cromatiche, ma perché, da quando è assessore, non ci ha fatto vedere alcun colore, ai Calabresi, nessuna cultura. La Santelli, che lo conosce, dice che è coltissimo; io, che non lo conosco, non ho ancora, alla data del 5 ottobre, il minimo motivo per essere d’accordo o in disaccordo con lei. Spirlì infatti non ha finora manifestato nulla di nulla. E sarebbe ora, vero?

Ah, sono l’unico nell’intera Calabria che critica la politica culturale zero della Regione, quindi Spirlì; e in particolare, l’unico che vuole avere notizie di Muccino e del 1.700.000 € annesso.
Ragazzi, ne avrei girato spot, io, con 17.000 euro!

Ulderico Nisticò