Dazio pareva una parola antica e disusata, o ridotta a metafora e modo di dire. Era l’IVA di una volta, il dazio, e si pagava per diverse attività, per esempio, con rispetto parlando, per la macellazione dei maiali, e aveva il truce nome di scannaggio; e si pagava il pedaggio in alcune strade.
Qualcuno ha il barbaro coraggio di criticare il Medioevo, mentre nel 2025, non nel 1025, paga salatissimi i chilometri in autostrada; e non parliamo dell’IVA, che ufficialmente è pagata dal venditore di qualcosa, in realtà a pagarla sono io che la compro. Il dazio era appaltato a un privato, detto, nel nostro dialetto, “u ricevituri”. Fine della lezione di storia; e occasione per una lezione di politica.
Societas contra exteras gentes, dicevano i Romani: alleanza contro qualcuno. Attenzione qui, non è che gli Stati Uniti stiano dichiarando guerra all’Europa, è che si stanno ritirando nell’isolazionismo, esattamente quello per cui sono nati nel lontano 1776; lontano, ma sempre valido nell’immaginario collettivo di molti Americani, con ostilità nei confronti dell’allora re Giorgio III di Gran Bretagna, il quale per la guerra inviò anche truppe tedesche dell’Hannover, di cui era sovrano senza scomodi parlamenti.
Di isolazionismo, del resto, gli USA fecero prova nel 1919, quando il presidente Wilson fece sì danni gravissimi inventandosi mostri come Cecoslovacchia e Iugoslavia e vari confini assurdi, però fu costretto a nemmeno entrare nella Società delle Nazioni, altra sua inutile invenzione; e gli USA sparirono fino al 1941.
Nel 1945, invece, finita la Seconda mondiale, gli USA dovettero restare in Europa; anzi c’erano già, dal ’42 in Gran Bretagna, dal ’43 in Italia, dal ’44 in Francia, infine in Germania poi detta Ovest; nel 1949 come NATO, ma pochi sanno che ci sono, anche in Italia, truppe USA senza la NATO.
Trump ha deciso di ritirarsi, a cominciare dai dazi? Non sarò certo io a trattenerlo, io vecchio sessantottino nazionalista; ma non lo tratterrebbero tutti gli altri, qualunque cosa pensino e facciano, anche i più amerikani. Insomma, non è più tempo di “fuori dalla NATO” come ai bei tempi giovanili, perché è la NATO che se ne va fuori di noi. I sogni a volte si realizzano, però quasi mai come si sognano: in vecchiaia, mi accontento.
E ora? Ovvio che l’attuale Europa (dis)Unita, e la sua burocrazia dei tappi di plastica non sono all’altezza di un tale problema; e non lo è il parlamento europeo cimitero degli elefanti non eletti altrove.
“Oportet ut scandala eveniant”, in bel latino evangelico; in dialetto nostrano, “storta pe’ diritta”. Con la dissoluzione informale ma sostanziale della NATO, e con i dazi, può essere l’inizio della fine di questa Europa sbagliata.
Se sarà anche l’inizio di un’Europa nuova, lo vedremo; certo per farne una buona non ci servono chilometriche utopie e proclami di felicità garantita e obbligatoria, ma urge una classe dirigente europea seria e concreta e ben dotata di realismo politico.
Anche realismo militare, se occorre, ma non certo l’idea buffa e patetica di un “kit” antiatomico che ogni europeo dovrebbe comprare: a quando le offerte speciali e le piccole comode rate mensili? Questa Europa riesce a diventare ridicola anche in un momento tragico.
Ulderico Nisticò