Bisogna che gli scandali avvengano, anche con i giudici; ed Eraclito


 Il 25 alcuni magistrati (non certo tutti, e molti e importanti si sono dissociati: sono curioso di sapere i numeri!) hanno sì dato spettacolo poco consono alla loro figura istituzionale; però si sono resi utili, sebbene senza volerlo ed esserne consapevoli. Hanno, infatti, platealmente protestato contro governo e parlamento, creando un conflitto tra poteri. E come si rendono utili, nel conflitto? Ce ne vuole sempre qualcuno, e l’antico Eraclito insegna che “la guerra è madre di tutte le cose”; in greco, padre, perché polemos è maschile, ma sorvoliamo. A titolo personale, e non dando retta al Manzoni quando invita a non mettersi nei tumulti, un poco di scontro ogni tanto mi sollucchera, in questo mondo piatto e borghese.

Si rendono utili, i giudici chiassosi protestatari, dimostrando che la magistratura non è composta dai Sette Sapienti o da Zenone stoico o dalla Ninfa Egeria, ma da normali esseri umani come i professori, i militari, gli operai, i burocrati, i politici, i calciatori, i preti, i postini… Solo che il loro potere è andato crescendo a dismisura dagli anni 1970, soprattutto nell’immaginario collettivo. Infatti, quanti sempre di meno avevano fiducia nei politici, sperarono di essere salvati dai giudici, e si formò quella che io amo chiamare la dicastocrazia, che non significa solo il governo dei giudici, ma il governo della Giustizia in quanto ente astratto, direi metafisico e divino; come se le leggi non le scrivessero delle persone.

Adesso stiamo scoprendo che Giustizia e giudici non sono enti e idee dell’Iperuranio, ma hanno nome e cognome e data di nascita; e fedina penale immacolata, com’è ovvio, però non sempre si può dire altrettanto dei Dieci Comandamenti, la cui violazione non è reato però è peccato. Errare humanum est, anche per i giudici. E sbagliano, alle volte, e anche questo è umano. E mi fermo qui, prima che mi venga l’idea di pensare al dolo, che pure ogni tanto capita, e viene immediatamente insabbiato, vedi caso Palamara e misteri del CSM e delle correnti e camarille e consorterie.

Alla fine dei conti, si tratta solo di ricondurre la magistratura a fare solo quello che deve e per cui esiste: il potere giudiziario; cioè, se un giudice ha delle idee, le deve lasciare fuori dal tribunale; e se ritiene che una legge sia incostituzionale, si rivolga agli organi superiori e non ai giornali. Comunque, la carta del 1948 non è stata incisa sul Monte Sinai dall’ira Dio, è solo stata scritta da esseri umani, del resto eletti in liste di partiti, e partiti che sono ormai pezzi da museo e dimenticati dal mondo, tipo DC, PCI, PSI, PLI, PRI… E come è stata scritta, così da altri esseri umani può essere modificata, come anche prevede la stessa carta all’art. 138.

Ecco tutto: compito dei giudici è applicare la legge, e la legge la fa il parlamento… in pratica, la maggioranza parlamentare. Vero che nella costituzione materiale, quella vera, s’intende che maggioranza e opposizione devono sempre mettersi d’accordo in segreto; ma dal settembre del 2022 non è più così, e gli elettori che hanno votato destracentro hanno seccamente votato destracentro e non convergenze parallele o vogliamoci bene o sussurri e compromessi vari. Hanno votato anche per la separazione delle carriere dei magistrati.

Lo stesso per l’autonomia differenziata, per cui la maggioranza di destracentro ha ottenuto, appunto, una chiara maggioranza. Qualche sparuto nostalgico dell’assistenzialismo al Sud, e del centralismo romano, non è d’accordo? Ebbene, compia azioni politiche. La cosa, ripeto, mi attizza molto, perché troppa pace diventa, direbbe d’Annunzio, mutuando Dante, “femmina da conio”, e invece ogni tanto ci vuole un poco di eraclitea agitazione. Azioni politiche, dico, non robetta da assemblea scolastica abusiva per marinare qualche lezione pesante!

Ulderico Nisticò