Bocciato il referendum; ora, la Macroregione Ausonia


Bocciato (“dichiarato inammissibile”) il referendum abrogativo della legge Calderoli sull’autonomia differenziata. La motivazione è che il quesito non è “chiaro”: complimenti ai giuristi della domenica che hanno scritto, alla paesana, il quesito. Magari in stile da comizio?

O come i meridionaldomenicali spiegano la storia patria e gli innumerevoli sbarchi di Ulisse, o la letteratura mondiale del XIV secolo nata nel loro paesello? Poveri meridionalisti chiacchieroni, come ci restano male!

Chiuso l’argomento, ormai l’autonomia è legge, e resta tale. Sono ben lieto, perché autonomia significa responsabilità, e così la smetteremo di votare per il parente e per scappati di casa, e decideremo con freddezza chi scegliere.

E sceglieremo chi sa spendere i soldi, a differenza della Calabria (qualche eccezione, Occhiuto) che di soldi, dal 1970, ne ha presi una valanga e li ha rimandati indietro vergini. “La funzione del denaro è nella sua spesa”. Lo ha detto un bieco leghista? Ma no: il meridionalissimo san Tommaso d’Aquino.

È però vero che una terra come la Calabria, piccola per superficie e poco popolata, e che, numeri alla mano, è l’ultima d’Europa, questa Calabria non è in grado di fare da sola.

S’impone perciò, e lo ripeto per non so quante volte, la Macroregione dell’intero Meridione, che io chiamo Ausonia: ma il nome è l’ultimissimo dei problemi. Se mettiamo assieme Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, avremo dodici milioni di abitanti; un territorio vasto e variegato; risorse interessanti.

Attenti che mettere assieme non significa mettere assieme i cinque attuali statuti e attuali cinque consigli con qualche centinaio di attuali consiglieri. Io la penso così:

– elezione diretta del presidente;
– nomina, da parte sua, degli assessori, e relativa eventuale destituzione se non valgono;
– un consiglio di pochi e selezionati rappresentanti: meglio se riuniti una volta ogni tre mesi;
– sfrondamento radicale di burocrati, impiegati e annessi: basta saper usare i computer;
– un consesso della cultura, possibilmente senza piagnoni retribuiti, quindi un assessore al ramo che non sia, come quasi sempre, di arredamento;
– una sede in posizione geograficamente centrale; a mio parere, a Melfi: perché, studiate la storia;
– il tutto, subito, senza il meridionalissimo e calabresissimo POI VEDIAMO.

Ulderico Nisticò