Borgia, l’esempio di don Puglisi per insegnare per una pedagogia della cittadinanza


Seminario formativo promosso dall’Unione cattolica insegnanti, sezione di Soverato

“Insegnare per una pedagogia della cittadinanza”. Questo il tema del seminario formativo che si è svolto a Borgia, presso la parrocchia di Santa Maria della Roccella, su iniziativa dell’Unione cattolica insegnanti, dirigenti, educatori e formatori (Uciim), sezione di Soverato. Al centro dei lavori la figura di don Pino Puglisi e il libro di sua eccellenza mons. Vincenzo Bertolone a lui dedicato: “L’enigma della zizzania”. Dopo i saluti di don Francesco Munizzi, direttore dell’Ufficio diocesano per l’insegnamento della religione cattolica, di don Mario Olanda, consulente ecclesiastico Uciim della sezione di Soverato, e dell’assessore comunale alla Cultura di Borgia, Giovanni Nobile, l’argomento è stato introdotto dalla professoressa Maria Luisa Lagani, vicepresidente nazionale dell’Uciim, e dal giornalista Francesco Pungitore.

Entrambi hanno parlato di don Puglisi come di “un martire dei tempi moderni il cui messaggio d’amore resta tuttora valido”. Pagò il suo impegno pastorale, da parroco di frontiera a San Gaetano, nel quartiere Brancaccio di Palermo, con l’uccisione da parte di Cosa nostra il 15 settembre 1993. La successiva relazione di sua eccellenza mons. Vincenzo Bertolone, arcivescovo metropolita della diocesi di Catanzaro-Squillce e presidente della Conferenza episcopale calabra, ha concluso il seminario. Monsignor Bertolone, postulatore nella causa di canonizzazione di don Pino Puglisi, ha ricordato “quel prete ordinariamente straordinario che lottava non contro i mafiosi ma a favore della dignità delle persone, soprattutto dei giovani che, con la sua azione educativa e sociale, liberava dalle grinfie della criminalità organizzata”.

Il cosiddetto “metodo Puglisi” di fronte alle mafie, dunque, consisteva proprio in questo, “nel portare Dio non solo con la predicazione ma anche con le opere”. Un martire della fede assassinato dai mafiosi “solo per il suo vivere ordinariamente e intensamente la vita cristiana, mostrando che si può essere felici anche senza cedere a comparaggi, prepotenze e affari loschi”.


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