Buona sanità all’ospedale di Germaneto


UMGQuando ho sentito per la prima volta il suo nome, Manfredi Greco pensai, “con questo cognome, ma soprattutto con questo nome non è certo un calabrese”. Rappresentava questo chirurgo, di cui si parlava tanto bene, la mia ultima spiaggia. Il piccolo foruncolo sul naso dì mia madre comparso due anni prima, dopo una serie di errori diagnostici e terapie inutili o forse dannose nei vari ospedali regionali in cui ero stato inviato, era diventato un gigantesco cavolfiore, che oltre l’ala del naso, prendeva la gota, infiltrava una narice e la palpebra inferiore.

Mia mamma, ottantacinquenne, una vita di lavoro dura nei campi e nella famiglia, si lamentava poco. Per le donne di quell’epoca la sofferenza è parte integrante della vita, rappresenta una specie dì indumento che bisognava portare con dignità… Ho capito quanto soffriva solo quando, dopo averla visitata, il professore Greco le chiese se aveva dolore e lei con la saggezza che viene dalla sofferenza e dall’età rispose: professore cacciatimillu viatu.

E’ stata operata nei giorni scorsi, al posto del cavolfiore c’è una sorta di disegno surreale, con linee curve e rette che si intrecciano fra loro sulla metà del volto malato. E c’è il ritrovato sorriso di mia madre e la nuova luce di ottimismo nel suo sguardo, che contamina noi figli e i nipoti, che avevamo perso ogni speranza nella guarigione e aspettavamo con atteggiamento fatalistico l’evoluzione tragica della storia.

Ho molti amici a Milano, alcuni di loro occupano posti di responsabilità nella sanità e mi testimoniano che il Prof Greco gode della stima incondizionata dei suoi colleghi milanesi che lo considerano una risorsa importante della chirurgia ricostruttiva italiana. Un professionista, a mio parere, che la Calabria non può perdere. E’ un orgoglio per me calabrese non dover lasciare casa mia, con tutte le problematiche connesse agli spostamenti per motivi di salute comprese quelle economiche, per ricorrere alle cure di un professionista di un’altra regione italiana.

La mia è la doverosa e sentita testimonianza di un cittadino calabrese alla preparazione, all’intelligenza e alle abili mani di un chirurgo, che ha ridato il sorriso alla mia mamma, la speranza a noi figli e ci ha permesso dì restare nell’ospedale dì Germaneto e spero possa servire a tanti altri corregionali che la leggeranno, bisognosi delle cure del Professore Greco.

Gli interventi difficili e quello di mia madre lo era, a detta dei chirurghi nostrani che non avevano voluto operarla, si fanno anche in Calabria. E allora bisogna valorizzare queste professionalità!! La tanto strombazzata meritocrazia, ancora per poco buon argomento per raccogliere consensi durante le campagne elettorali, deve essere messa in atto!!! Bisogna premiare questi professionisti, non calabresi per giunta, che hanno deciso di mettere la loro arte al servizio della nostra regione.

Non sono un esperto di sanità, ma leggo sui giornali e sento parlare, delle grandi somme che la regione Calabria deve rimborsare ogni anno alle altre regioni, italiane, soprattutto quelle del nord, per prestazioni sanitarie a cui sono costretti a rivolgersi tanti cittadini calabresi Si tratta spesso di interventi chirurgici che nella nostra regione non vengono effettuati, ma altrettanto spesso ci si sposta per interventi che nella nostra regione vengono effettuati ad alto livello e non se ne sa nulla probabilmente anche per problemi di errata comunicazione sanitaria Ecco perché valorizzare e investire risorse umane e tecnologiche nella chirurgia ricostruttiva della facoltà di Medicina è, a mio avviso, una priorità assoluta non essendoci in tutta la regione reparti chirurgici in grado di effettuare interventi come quello a cui e stata sottoposta mia mamma. Questa esortazione da parte mia e della mia famiglia va ai politici calabresi, al rettore dell’Università di Catanzaro, alla Dirigenza dell’Ospedale di Germaneto: Non perdete questo professionista!!!!

San Sostene, luglio 2016
Lentini Giuseppe di San Sostene


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