Cala il consumo di frutta del 9%. I dati del “frutteto Calabria”


Il “frutteto Calabria”, al Macfrut in corso a Rimini di distingue per qualità e varietà ma – riferisce Coldiretti – si assiste, come già dimostrato nel corso del Villaggio Contadino di Cosenza,  anche ad una strage della frutta con i drammatici dati sui consumi e sulla scomparsa di piante di agrumi, mele, pere, pesche, ciliegie e albicocche in atto lungo tutta la Penisola che mette a rischio il clima, l’ambiente, il territorio e la salute degli italiani.

I cittadini hanno tagliato gli acquisti di frutta e verdura che crollano del 9% in quantità rispetto allo scorso anno, ai minimi da inizio secolo. Nel 2022 cala al 16,8% la quota di popolazione di 3 anni e più che ha consumato giornalmente almeno 4 porzioni di frutta e/o verdura che ora si colloca su livelli significativamente più bassi rispetto a quanto registrato nel periodo 2015-2018, quando tale indicatore raggiungeva quasi il 20% secondo le elaborazioni Coldiretti su dati del rapporto sul benessere dell’Istat.

 Ma il frutteto Calabria si difende e secondo i dati ISTAT è cosi composto almeno per le principali varietà:

melo 1074 aziende per 453 ettari, pero 731 con 168 ha, pesco 774 e 1571 ha, nettarina 243 con 1016 ha, albicocco 560 e 734 ha, ciliegio 738 con 382 ha, susino 373 e 87ha, fico 1246 con 777 ha, actinidia 959 con 2.562 ha, arancio 8.385 e 10.790 ha, clementina 3827 con 9.792 ha.

Il brusco calo dei consumi– sottolinea la Coldiretti – ha fatto scendere il consumo individuale sotto la soglia minima di 400 grammi di frutta e verdure fresche per persona, da mangiare in più volte al giorno, raccomandato dal Consiglio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) per una dieta sana. Un dato ancora più allarmante, siamo intorno ai 250 grammi di consumo medio pro capite – denuncia Coldiretti – se si considera che a consumare meno frutta e verdura sono soprattutto i bambini e gli adolescenti, con quantità che sono addirittura sotto la metà del fabbisogno giornaliero, aumentando così i rischi legati all’obesità e alle malattie ad essa collegate, con una potenziale esplosione della spesa sanitaria.

In controtendenza rispetto al dato generale si registra un aumento degli acquisti direttamente dal produttore e nei mercati contadini, secondo un’analisi effettuata da Fondazione Campagna Amica nella rete di vendita diretta degli agricoltori. A spingere le vendite della frutta locale è soprattutto – spiega Coldiretti – la garanzia della stagionalità e della maggiore genuinità e freschezza del prodotto che, non essendo soggetta a lunghi tempi di trasporto, dura di più e, conseguentemente, azzera gli sprechi, rispetto soprattutto a quella proveniente dall’estero, spesso anche di minore qualità.