Calabria e lutea mediocritas


Orazio, poeta latino, canta quella che, a suo dire, è l’aurea mediocritas: sempre mediocrità è, però almeno è d’oro. In Calabria invece la mediocritas è lutea, cioè di fango, e ve lo passo a spiegare con due esempi veri e uno quasi. Attenzione, io non devo mai utilizzare la fantasia, nemmeno quando scrivo di poesia o teatro: mi basta ricordare, ed è tutto alla lettera. Solo i nomi, per umana pietà, li ometto.

Il primo è molto lontano. Nel 1962 lo Stato decide di istituire una borsa di studio a due condizioni: un tema di cultura e situazione familiare. Scrivo il tema, e becco 47/50, cioè quasi tutti i cinque membri della commissione provinciale mi avevano dato 10 a testa: bontà loro. Sulla situazione, non mi diffondo! Seguiroo 60.000 lire, che all’epoca giovavano, e gloria che non vi dicono.

Nel 1963, ripetiamo l’operazione, e vinco… eh, pensate voi! Vince invece il mio compagno di classe Pincopalla, che, a livello di classe, in vita sua non aveva mai visto più di un 6 scarso; e la cui situazione familiare era, per i tempi e il luogo, da ricconi. Insomma, il primo anno ancora ancora… nel secondo avevano trovato la raccomandazione. E se vi dicessi il seguito della carriera di Pincopalla, sai le risate…

L’altro episodio è di ieri sera. Un esponente politico regionale di sinistra, Pancopilla, che però è stato assessore di centro(destra), nel ripetermi in Facebook la solita solfa che io, essendo un uomo di cultura, la devo pensare come la sinistra e roba simile… ridicolo, ma lo scrivono… aggiunse, per lavarmi la faccia, che io sono uno di quelli di cui la Calabria deve andare orgogliosa.

Io ho risposto che quando lui era assessore regionale, tutto questo orgoglio di me si guardò bene dal provarlo, e non mi chiese, non dico a pagamento, ma nemmeno gratis un parere. E sono sicuro che anche allora Pancopilla era orgoglioso di me, però… ahahahahah!

Ecco dove voglio arrivare. Se uno, chiamiamolo Pillapanco, va a chiedere un sussidio regionale per tenere una manifestazione di “ballu do ciucciu”, magari glielo danno… però, prima di firmare, il politicante o il mezzemaniche, con un sorriso, suggerisce: “Sapete, signor Pillapanco, c’è un mio parente bravissimo… come balla il ciuccio lui… ”. Tradotto, o pigli il parente, o non ti do una lira. Detto fatto, ecco il parente.

Ecco la causa per la Calabria, da secoli, non può progredire: la lutea mediocritas; devono andare avanti i mediocri, i poveracci, gli approssimativi, però raccomandati. Anzi, si atteggiano a mediocri e poveracci proprio per essere raccomandati.
Ora, un esempio immaginario (exemplum fictum, ma non tanto). Immaginate che papa Giulio II fosse stato calabrese e dovesse affrescare una chiesa in Calabria; e invece di Michelangelo dovesse assumere il cugino del politicante “che è tanto bravo, alla maturità artistica ha preso 90”; e figuratevi che scartafaccio murario ne usciva. Grazie a Dio Giulio era un papa nervoso e guerriero, e Michelangelo non meno di lui: litigavano furiosamente, e ne venne fuori la Sistina.

Riflettete, ragazzi, e capirete perché la Calabria, con mediocri politici e mediocri scaldasedie e mediocri letterati e mediocri artisti, è l’ultima d’Europa. Perché devono andare avanti i mediocri… e, nella cultura, insegna sempre Orazio, mediocre è uguale a pessimo.

Ulderico Nisticò


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