“Calabria in Armi” commemora la ricorrenza del 25 Aprile


Nel solco della consolidata tradizione di “Calabria in Armi” di ricordare e commemorare le ricorrenze nazionali, e nella fattispecie quella del prossimo 25 aprile, il sodalizio intende valorizzare il contributo di partecipazione di tanti calabresi che in quelle tragiche circostanze si distinsero nel tentativo di liberare l’Italia dal nazifascismo. Tra le varie figure, quest’anno, ricordiamo il catanzarese prof. Federico Tallarico, nativo di Marcedusa che, all’indomani dell’8 settembre ’43, anziché scegliere la strada dello sbandamento che lo avrebbe riportato in Calabria ed alla sua famiglia, decise di ”resistere” costituendo una brigata autonoma che operò in Piemonte alla quale diede una impronta ed organizzazione di tipo militare, essendo lui un Sottotenente del Regio esercito, e che venne chiamata ”Brigata Frico”; appellativo derivante dal suo nome di battaglia.
Il reparto contò oltre 300 aderenti e partecipò a vari scontri armati nei quasi 20 mesi di conflitto.

La brigata operò prevalente in Val Sangone (TO) e tra le azioni più significative ci fu la cattura di un numeroso reparto di soldati tedeschi a Cumiana (TO). Lo status di brigata autonoma, fece si che la “Frico” mantenne una equidistanza dalle varie formazioni politiche che nacquero in quegli anni difficili ed il rispetto da parte dei nemici, tant’è che, quando nel gennaio 1945 Tallarico venne catturato da un reparto della Wehrmacht e condannato a morte, la condanna non venne eseguita sia nel tentativo di effettuare uno scambio di prigionieri, ma anche perché l’ufficiale tedesco, comandante il reparto, riconobbe in lui un fiero e coraggioso avversario.

La fine delle ostilità consentì la sua liberazione ed il successivo rientro in Calabria.

Tutto ciò evidenzia come la nostra regione abbia svolto un ruolo determinante e fattivo nel periodo della guerra civile che si concluse il 25 aprile, anche se purtroppo ci furono dolorosi strascichi e vendette personali che durarono per parecchio tempo.

E’ intendimento dell’Associazione, anche negli anni a venire, ricordare tante altre figure di calabresi, molti dei quali persero la vita in quei tragici avvenimenti. In tal senso, altre importanti testimonianze della partecipazione dei militari alla guerra di liberazione derivano dal fatto che alcune divisioni, come la Mantova (presente in Calabria da gennaio 1943), trasformate in Gruppi di Combattimento, combatterono, a fianco degli Alleati, sui vari fronti appenninici. Circa 600.000 militari meno fortunati, i quali non aderirono alla Repubblica di Salò, furono catturati dall’esercito tedesco ed internati nei lager. Di questi moltissimi persero la vita a causa di angherie e vessazioni non avendo un vero e proprio status di prigionieri di guerra e quindi sono da considerarsi a tutti gli effetti dei paladini della resistenza.

Vincenzo Santoro & Nicola Coppoletta


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