Calabria senza Dante


 Lo so benissimo che queste righe cadranno nel vuoto… come, negli anni scorsi, quelle su s. Francesco, su Sirleto, su Campanella… eccetera. Le scrivo, direbbe proprio Dante, “per isfogar la mente”.

 Oggi è 20, e il 25 corre quello che, in modo abbastanza pacchiano ma meglio che niente, si chiama Dantedì. In tutta Italia stanno già facendo, e quel giorno faranno; tranne che in Calabria. Eppure la Calabria, patria di Gioacchino da Fiore di Celico (XII secolo) dovrebbe vantare di essere all’origine stessa di gran parte del vasto e tumultuoso pensiero dell’Alighieri. Per i lettori non specialisti, basti ricordare il numero tre, essenza della struttura del Poema.

 Infatti Gioacchino… ma perché ve lo devo spiegare gratis, ad un pubblico che se ne frega nella misura dell’80%, e nel rimanente 20 corre a leggere Barbero e ad ascoltare Benigni, come se non ci fosse nessuno, in Calabria, capace di capire e spiegare Dante, con Gioacchino?

 E alla Regione Calabria, il cui interesse per la cultura è meno che sottozero; e che spaccia per cultura i piagnistei antimafia segue cena?

 In una terra seria e fattiva, avrebbero organizzato manifestazioni… manifestazioni, non qualche raccomandato di ferro di quelli dei convegni con riprese RAI in campo cortissimo, la prima fila di spettatori perché la seconda non c’è; avrebbero girato un film; fatto teatro; serie tv: io le sto facendo, ma per conto mio, e se chiedessi alla Regione un contributo in denaro, mi manderebbero un esattore con cartella esattoriale manco condonata da Draghi.

 A che servirebbe, una manifestazione? Ma a far venire gente dagli altri luoghi danteschi: Fiorenza (Firenze), Pisa, Siena, Ravenna, Rimini, Lunigiana, Verona, Assisi… e far vedere che in Calabria non ci sono solo paesi abbandonati e senza strade, ma l’abbazia gioachimita, i castelli, le chiese, le aree archeologiche greche e romane, i musei… e che in Calabria non ci furono solo bruti dialettofoni e assassini generici o professionali, ma Telesio, e Gravina, e Giglio… e infiniti altri, che però non furono fiori nel deserto, ma nacquero da localissimi ambienti culturali e sociali…

 I forestieri tornerebbero, come mi disse una professoressa francese, “con tutta un’altra idea della Calabria”: ma la guida ero io, mica il secchione ex “villano quando rozzo e salvatico s’inurba”, come direbbe sempre Dante.

 E magari si chiarirebbe a loro che c’è, in Calabria, la mafia, ma è una cosa terribilmente e tragicamente seria, e non va rubando gli spiccioli, come succede invece nelle periferie di Parigi, Londra e Milano… e come credono, prima di venire in Calabria, quelli di Londra, Milano e Parigi. Venuti, capiscono che i loro spiccioli sono al sicuro; e quando la tv darà il solito filmetto antimafia in Calabria, cambieranno subito canale, e passeranno sui cartoni animati.

 Insomma, Dante era un’occasione, e la Calabria è bravissima a perderle, le occasioni. Io farò tutto quello che sto già facendo, anche il 25. La Regione, le Università eccetera continueranno a ritenere che il 25 sia il giorno dopo il 24 e prima del 26.

Ulderico Nisticò