Calabria sogno o Calabria incubo?


È una domanda banalissima, ma con tratti difficili da svelare. A volte mi fermo a riflettere sul perché la nostra regione è sempre in coda a tutto e cerco di andare oltre le solite risposte che tutti noi ci diamo: corruzione, brama di potere, ndrangheta, politica e così via. Sì, credo che questi rappresentano soltanto il 30% delle cause dei problemi della nostra terra , che, se mi permettete, vorrei iniziare a definire ‘continente’, spiegando più avanti questa mia concezione.

Ho sempre invidiato chi, giovane o adulto, rimane in questa terra, ho sempre invidiato me stesso per questa scelta felice e dolorosa al contempo, per aver deciso di restare e di lottare, ma non ho mai attribuito colpe a chi decide di partire a malincuore, perché purtroppo statisticamente parlando la maggior parte dei giovani lascia la Calabria per mancanza di opportunità di studio e di lavoro e soprattutto per non rimanere imbrigliati in questa ottica di ‘laissez faire’ che purtroppo fa parte della nostra mentalità .

Abbiamo tutto, ma non abbiamo niente. Abbiamo il grano ma non abbiamo il pane, ma perché? Perché in fondo siamo noi stessi calabresi ad essere “abituati così”. Abbiamo finito anche l’energia per lamentarci, l’indignazione che, come ci insegna il grande Giovenale, è lo spirito che anima l’uomo. Ormai ogni situazione che non va per noi è “normale”, recarsi presso gli uffici pubblici, spesso ma non sempre, e uscirne con lo stesso identico problema irrisolto è “normale”.

È normale anche discutere ormai da anni dell’emergenza cinghiali ed è normale che ancora tutto il comprensorio soveratese continui ad avere lo stesso problema. È ormai più che normale anche tra noi giovani studenti essere costretti a lottare per usufruire del diritto allo studio costituzionalmente garantito, sì, perché bisogna insistere molto spesso per avere ciò di cui ci spetta, così come è normale pagare spesso tasse universitarie per servizi pressappoco inesistenti. Ma siamo pazzi? Io non accetto queste cose, io voglio una terra di pari opportunità e di pari servizi e ci continuerò a credere fino alla morte, perché sono fatto così, non mollo e ho voglia di vedere la mia terra cambiata.

Non finisce qua, a dirla tutta, è anche normale ricevere chiamate a casa in periodo per elettorale, per trovare quel maledetto voto che molti sanno conquistare soltanto dietro accordi privati, pochi, invece, sul campo con competenza, rigore e rispetto. Sì, i cittadini vanno rispettati, è una offesa alla nostra intelligenza sentirci dire cosa fare, quando fare e come fare: è questo il primo male! Ma in fondo è “normale”, no?

Quindi il restante 70% dei problemi del nostro continente siamo noi stessi e la nostra concezione abitudinaria che spesso ci rende deboli e ci fa sopportare l’insopportabile. Perché continente? Perché la Calabria ha tutto, vivere in Calabria è un sogno, un lusso. Abbiamo un mare divino, abbiamo una cultura da invidiare a tutto l’universo, buchi neri inclusi, abbiamo un costo della vita “congruente ed equo” solo che… ci perdiamo strada facendo… sì perché non riusciamo a valorizzare quello che abbiamo: il fisico lo puoi migliorare tramite una buona alimentazione e tramite la palestra, ma se poi molli la palestra dopo un mese torni al punto di partenza! Ci manca la costanza, ci manca proprio questo.

E noi, cittadini, anche se non abbiamo cariche pubbliche, abbiamo il dovere di lottare per difendere questo nostro territorio. La responsabilità non è soltanto della varie amministrazioni locali, provinciali e regionale, no, ogni volta che noi diciamo sì a tutte queste situazioni che non vanno, NOI SIAMO COMPLICI.
Dobbiamo imparare, con educazione e rispetto sempre, a pretendere ciò che ci spetta, dobbiamo imparare ad avere rispetto sia per noi sia per il nostro territorio. Io molto spesso, andando a riflettere in riva al mare, mi accorgo di quanto sia davvero tanto fortunato per essere in questa terra e mi accorgo al contempo però di come non basta rimanere qua per sentirsi realizzati e dire “ho fatto il mio”, è necessario un nostro contributo maggiormente attivo, una partecipazione più amplia, un discutere su questi temi e non un chiudersi in un “funziona cosi”. Funziona così finché noi facciamo funzionare le cose così, la storia insegna che le rivoluzioni culturali hanno sempre portato un miglioramento per tutti. Non dobbiamo mai e poi mai arrenderci a ciò che di buono non c’è, ma dobbiamo costruire questo buono che vogliamo.

Tutta questa riflessione vuole essere un invito rivolto a me stesso in primis e a tutti voi di non chinare mai il capo davanti a niente e davanti a nessuno, e di fare nel nostro piccolo sempre qualcosa di utile per questo nostro ‘continente’, per queste nostre radici. Non abbiate paura di pretendere competenza, non abbiate paura di pretendere che l’ufficio pubblico debba risolvere il vostro problema, la p.a. deve essere efficiente verso i cittadini, è il pilastro della nostra democrazia questo.
Io ho scelto finché resto qua di lottare e di difendere questa nostra terra, ci sono affezionato, la amo. Facciamolo tutti, facciamolo insieme, solo così in una grande famiglia si possono risolvere i problemi. Se un domani mi troverò costretto a partire lontano di qui, voglio poter dire “almeno ci ho provato a fare qualcosa ” altrimenti so già che vivrei i miei giorni con un senso di colpa immane.
Calabria sogno o Calabria incubo ? Dipende da noi.
Mi raccomando, riflettete sempre e fatelo con la vostra testa, non pensate ad abituarvi, ma abituatevi a pensare.

Francesco, 21 anni, studente.


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