Calabria, terra di storia e leggenda


Siamo nati e cresciuti in questa bellissima regione, ma non la conosciamo per intero? Niente paura! E’ praticamente impossibile conoscere tutte le storie che circondano la Calabria, ancora di più se è avvolta da tanto mistero e tante curiosità.

Per esempio qualcuno di voi ha idea di chi sia Fata Morgana? No?! Allora per sapere qualcosa di lei, bisogna tornare indietro nel tempo, quando un Re, al tempo dei conquistatori, arriva in Calabria, una volta sceso a terra si vede davanti una bellissima isola con al centro una montagna che rilasciava fuoco, la Sicilia. La nostra protagonista entra in gioco proprio adesso, con molta astuzia induce il re a raggiungere l’isola a nuoto con la speranza di un dono, durante il tragitto, sicuro di poterla raggiungere il re affoga, con molta soddisfazione di Morgana. Ancora oggi infatti nelle giornata di Agosto, la bella Sicilia sembra molto vicina a noi, i suoi caratteri sono facilmente distinguibili, perché? Semplice, la fata Morgana non è altro che una piccolo fenomeno ottica che si vede guardando da Messina verso la Calabria e viceversa.

Non è tutto, voglio deliziarvi con la seconda tra le leggende calabresi, più famose, ma forse poco conosciute: quella del Tesoro di Alarico. Protagonista di questa storia è Cosenza, dove come da tradizione sarebbe sepolto il tesoro del re visigoto Alarico, portato via da Roma dopo tre giorni di devastazione e saccheggi; la leggenda vuole che arrivati a Reggio Calabria, a causa di una tempesta, molti dei Visigoti, morirono in mare. Per il Re Alarico, il destino fu diverso, dopo la morte, avvenuta proprio a Cosenza fu seppellito, insieme al tesoro, sotto il letto del fiume Busento. Sarà vero? Per scoprirlo non vi resta che andare a verificare.

Concludiamo trasferendoci a Palmi, la leggenda parla di un uomo dal volto nero, che si aggirava con un grande sacco sulle spalle, giunto sul monte che sovrasta la città si presenta al Santo Elia, durante un momento di meditazione, e gli mostra il suo sacco pieno di monete, dicendo di averle trovate in un casolare abbandonato e proponendogli di dividere l’ingente fortuna. Il Santo reagì lanciando le monete giù dalla montagna, le quali rotolando si trasformarono in pietre nere, il diavolo con gli occhi infuocati, spiega due grandi ali nere da pipistrello e prende il volo verso il mare in tempesta, una grande nuvola e un’isola a forma di cono dalla quale fuori uscivano fumo e fuoco lo travolsero, lo Stromboli lo imprigionava al suo interno insieme agli altri spiriti maligni, che ribellandosi soffiavano fiamme e tuoni. Sul monte Sant’Elia di Palmi ancora oggi possiamo infatti osservare un macigno con le profonde impronte delle unghie lasciate dal demone in preda a un momento di rabbia, prima di spiccare il volo. Restate sintonizzati per altre storie e leggende nei prossimi articoli.

Argia Renda


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