
Film di Luchino Visconti “Il Gattopardo”
Il Gattopardo, che confuso magazzino di considerazioni, sapendolo leggere! Calogero Sedara, amministratore del principe e altro, inizia la sua carriera con i Borbone, poi, fiutati i tempi, diventa garibaldino e sindaco, e sarà presto deputato del Regno d’Italia. Compie la sua carriera nella più perfetta legalità prima borbonica poi italiana, e si guarda bene dal commettere reati o passi falsi anche di stile; non scanna le capre, non parla dialetto con i sottotitoli. È dunque un ottimo esemplare della zona grigia: un uomo profondamente disonesto che nessun giudice potrebbe però incriminare di nulla.
Da giovane povero si era incapricciato di una contadinotta bellissima rozzissima, il cui padre, per restare in argomento, era soprannominato “Peppe Merda”: un serio problema, man mano che Sedara diventa importante e sta sotto gli occhi del mondo, un così impresentabile suocero. Un bel giorno il cadavere di Peppe venne trovato “con dodici lupare nella schiena”.
Attenzione: don Calogero è innocente non solo perché non lo ha ucciso lui, ma anche perché non ha nemmeno commissionato il delitto, non ha detto una parola al proposito. Non ce n’è stato bisogno: chi doveva capire ha capito (intelligenti, pauca), e non costa niente fare un favore a un amico, che prima o poi ricambierà. Non servono discorsi, anzi la prima regola della mafia e della zona grigia è il silenzio.
Forse un giudice di quei lontani secoli avrebbe potuto arrestare e condannare gli esecutori, del resto un paio di poveracci armati di arcaici fuciloni a chiodi e pietre; ma di che accusare Sedara, che non dico fingeva di non sapere del delitto ma effettivamente fino alla sua attuazione non ne sapeva?
A proposito, facilmente Peppe Merda sarà stato annoverato tra “le vittime della mafia”; oggi gli dedicherebbero una via, magari senza l’epiteto coprofilo.
Dove voglio arrivare? Che i reati si possono, e si devono perseguire secondo il Codice Penale e con tutte le regole; ma la zona grigia, che non commette reati e li lascia commettere ad altri, non può essere sfiorata da alcuna indagine: sono avvocati, bancari, politici, sono magari gli antimafia segue cena…
Politici. Nel paesino di Fontanasecca (Platì, San Luca… ) con abitanti quattro gatti e con mafiosi ben conosciuti, e in cui il sindaco vince per cento voti, uno spostamento di consensi può anche insospettire. Ma a Palermo, a Reggio, a Locri, come si fa a sapere se la cosca X ha riversato qualche migliaio di voti, il 5%, sul Tale?
Mica la mafia fa campagna elettorale, mica affigge manifesti e tiene comizi: basta un cenno del capo.
Sono arrivato alla conclusione: i singoli reati sono competenza dei giudici e delle forze di polizia, e ci pensino loro; ma la zona grigia, che è la mafia peggiore e in prima fila nei convegni antimafia, può essere combattuta solo politicamente, e con i mezzi della politica. Come, beh, ci vuole un poco di fantasia.
Ammesso la si voglia combattere, e che il potere non ce l’abbiano proprio loro, la zona grigia!
Ulderico Nisticò